Storia

L’epidemia di colera del 1910: Manfredonia risparmiata con divieti e suppliche a Maria SS. di Siponto

Correva l’anno 1910, quando un’altra grave epidemia bussò alle porte della nostra città: il colera. Non era la prima volta per Manfredonia, che già nel secolo precedente era stata colpita da diverse ondate di questo terribile morbo e le autorità erano più preparate a fronteggiarlo rispetto al passato.Un’importante novità, che proprio in questi anni andò prendendo piede pian piano in Italia, fu la costituzione in città di una squadra di vigilanza, in pratica un comitato di salute pubblica, che venne denominato Croce Verde.

A Manfredonia nacque uno dei primi corpi d’Italia (forse il primo in assoluto) e vi facevano parte 36 soci fondatori, tra cui il medico Pietro Guerra, che ne venne eletto presidente, un consigliere comunale, studenti e semplici cittadini.

Durante quest’ultima ondata di colera, fu preziosissimo il lavoro svolto a Manfredonia dal dottor Giuseppe Borgia, ufficiale sanitario, a cui da 70 anni la prestigiosa Accademia dei Lincei di Roma dedica un premio scientifico (e a cui è dedicata un’interessante sezione nel Museo dei Pompieri e della Croce Rossa). Innanzitutto, la città venne divisa in cinque grandi quartieri, in modo da essere meglio controllabile e, poiché si era ad agosto, per evitare agglomerati di persone, furono annullati i festeggiamenti per Maria SS. di Siponto, si ordinò lo smantellamento degli stabilimenti balneari e fu chiuso il cinema.

Questi provvedimenti si aggiungevano ai precedenti già collaudati nell’Ottocento, come l’ordine di portare i cadaveri “direttamente dalla casa al cimitero con quanto minor clamore viene possibile”. Per intenderci, un po’ come oggi è stato disposto per i funerali.

Durante quell’ultima ondata di colera, grande fu anche la fede dei sipontini, che rivolsero le loro preghiere all’amata Madonna di Siponto. Era infatti usanza fino a qualche decennio fa portare in processione il quadro della Santa Patrona di Manfredonia per chiedere una grazia quando c’era siccità o si abbattevano calamità sulla città. Così fu fatto anche nel 1910. Al termine di quest’epidemia l’allora Arcivescovo di Manfredonia, Pasquale Gagliardi, per ringraziare Maria SS. di Siponto di aver preservato la città e la Diocesi, fece costruire il pavimento della basilica di Siponto “quale filiale attestato di riconoscenza verso la potente Protettrice” e fece apporre una lapide a futura memoria all’interno della stessa basilica.Monsignor Gagliardi, come ringraziamento a Maria SS. di Siponto, realizzò anche un’immaginetta sacra, che ho recuperato in un mercatino dell’usato e ripropongo in foto, con una preghiera ed un’indulgenza di 100 giorni a “chiunque la reciterà” con devozione.

Una devozione rivista nella preghiera di Monsignor Franco Moscone nella supplica a Maria SS. di Siponto affinché anche l’attuale terribile influenza da Coronavirus possa passare al più presto.

Ed è ciò che ci auguriamo tutti, sperando di poter tornare a raccontare la nostra bella storia e di smettere di scriverla da protagonisti in maniera così prepotentemente triste.

Di Maria Teresa Valente

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Redazione

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