“Me vulèvene a ‘u Parlamente”

La commedia in dialetto manfredoniano: “Me vulèvene a ‘u Parlamente”, è divertente e a tratti esilarante.

Il testo di chiede se sia ancora possibile la “speranza”, in un’Italia dove apparire, il contare ed il possedere, ha sostituito i valori ideali. E con l’ironia e sarcasmo ma anche con toni seri, racconta la vicenda di un professore di provincia, ultimo baluardo di onestà. che spinto suo malgrado a entrare in politica, viene usato da parenti senza scrupoli per arricchirsi a sue spese, trascinandolo in quell’ingranaggio perverso tra politica e malaffare. Ma lo spettacolo non si limita solo a questo e intreccia – come una sorta di montaggio cinematografico- detta vicenda con tre intermezzi che si ripeteranno di tanto in tanto: una chat tra giovani, figli dei protagonisti; un “insolito meteo” che anziché informarci sulla situazione climatica, in modo bizzarro, ci informa sulla situazione sociale; e un programma televisivo molto visto dai giovani (uomini e donne), dai contenuti confusi, dove il trash e la volgarità è venduta per spontaneità e intelligenza. BUON DIVERTIMENTO