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La Madonna nera, la “Sipontina”

Secondo Alfredo Petrucci, nel 1927, era “abbandonata e ricoperta di polvere”.
La Madonna è seduta in trono con il Bambino benedicente sulle ginocchia, gli occhi allargati in atteggiamento di doloroso stupore, e il mento coperto di strane macchie biancastre: lo scrittore la rinominò “Madonna dagli occhi sbarrati”.
Il Petrucci collegò questo sguardo ad una leggenda narratagli qualche tempo prima da un vecchio popolano. Tanto, tanto tempo fa una giovinetta era stata violentata da un parente del vescovo dell’epoca davanti all’immagine della Madonna la quale “dal momento in cui fu consumata la nefandezza inaudita, si trasfigurò: i suoi occhi, già dolci e suadenti, furon visti diventare ogni giorno più grandi e finalmente restarono sbarrati come due finestre su una notte di procella”. Anche la scomparsa di Siponto è collegata a questa leggenda. La ragazza cercò la morte, ma il mare la riportò a terra. Le sue lacrime allora si raccolsero formando il lago Salso che fu causa delle paludi che porteranno alla fine di Siponto.
Questo racconto ricorda quello di Catella, figlia di Evangelio, diacono della chiesa sipontina, stuprata dal nipote del vescovo Felice. La vicenda è riportata nelle lettere (fine del sec. VI) di S. Gregorio Magno al suddiacono Pietro, al notaio Pantaleone e al vescovo Felice, perché la colpa fosse punita. 
La leggenda aggiunge ancora che le macchie bianche sul mento della statua, sono il resto del vomito prodotto dalla Vergine a causa del mare grosso durante la traversata da Costantinopoli a Siponto. 
La “Sipontina”, secondo quanto riferisce Serafino Montorio nel suo Zodiaco di Maria, fu rapita durante il sacco dei Turchi del 1620 ed in tale occasione due dita della mano furono recise. Ma, la Vergine, con materna premura “da se stessa tornossene à quelle spiaggie; e perché fosse assai più chiaramente conosciuta la sua protezione, e perciò con più fervore venerata, non posossi nella propria Chiesa, ma trà giunchi delle vicine paludi” . Ma se la “Sipontina” consentì a mani infedeli comunque di rimuoverla dal suo luogo, la stessa cosa impedì che facessero mani cristiane e quando i cittadini di Manfredonia, in un’epoca imprecisata, è ancora il Montorio che racconta, tentarono di trasportarla nella città, per imperscrutabile volere divino, “svegliossi nell’aria sì furiosa tempesta di grandini, pioggia, lampi, tuoni, e saette, che parea volesse inabissarsi il Mondo; perlocché spaventati cessarono da tale attentato”. Sempre secondo il Montorio, i guardiani di pecore, capre ed altri animali godono di una speciale protezione da parte della Madonna, tanto che a Lei offrono “le primizie de’ loro armenti”.

fonte: http://www.tatarte.it/gherardi/CD/Storia/frame/accarisi/foggia.htm

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Redazione

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