Sinodalità, Giustizia e Pace…gli auguri di Natale di padre Franco Moscone
Cari fratelli e sorelle,
ogni anno celebriamo col cuore colmo di fervore il Natale, la venuta del Signore Gesù in mezzo a noi, nella nostra carne: è il grande dono di amore del Padre all’umanità ed all’intera creazione. Accogliamo questo dono rinnovando e conformando al Suo i nostri fragili e ingannevoli cuori, diventando perseveranti e operosi nel bene verso i fratelli, gli ultimi, la storia e il mondo intero. Invitati ad essere operatori di Pace vera, esultiamo nella lode e permettiamo al mistero del Natale di educarci alla Speranza, facendo fronte alle ansie e paure della mentalità del mondo, e non lasciandoci travolgere dalle preoccupazioni per i beni effimeri che mai riempiono il cuore dell’uomo. Non alimentare la Speranza, per noi cristiani, significa impedire il germogliare del futuro, rendere l’aria irrespirabile: la Speranza del Natale ci fa transitare dalle sicurezze maturate nel passato, verso la certezza del futuro nuovo che viene da Dio. Camminiamo allora accogliendo l’annuncio di Fede natalizio, eviteremo distrazioni e superficialità, e matureremo nella Speranza capace di dare profondità ad ogni attimo e situazione di vita personale, collettiva e mondiale.
A cosa ci impegna particolarmente il Natale di quest’anno? Ad essere uomini e donne di comunione pur nelle differenze, per costruire quel cammino comune, auspicato dal Sinodo che stiamo vivendo in seno alla Chiesa cercando di aprirci agli altri: al mondo dell’associazionismo e della società civile, di varia natura e di diversa estrazione, che anima il dibattito sociale, economico e politico. Uno stile fondato su testimonianza e rispetto, stima e fiducia reciproca, propri dei più alti valori cristiani contenuti nei principi di responsabilità, sussidiarietà, solidarietà e partecipazione come promossi dalla Dottrina Sociale della Chiesa: principi ed attenzioni che vanno affermati e ribaditi sempre adattandoli a forme e linguaggi comprensibili al nostro tempo e al nostro territorio, anche quando i contesti contemporanei sembrano procedere per altre strade ed ammiccare al “pensiero unico”. Pensiero, questo, che non richiede sforzo logico e responsabilità di cuore, ma semplice adeguamento deresponsabilizzante, che finisce sempre col favorire chi il potere ce l’ha e lo usa per interessi di parte, fingendosi benefattore e profeta di futuro! Il nostro agire conforme al processo di sinodalità ci impone di non essere neutrali o assenti circa i temi quali pace, ingiustizie, ineguaglianze, ambiente, lavoro … non si tratta di valori “non negoziabili”, ma di “presenze ineludibili”, lì è il nostro posto, lì dobbiamo abitare!
Mai come in questo momento abbiamo bisogno innanzitutto di disarmare e non di armare! Mai come in questo momento abbiamo bisogno di offrire solidarietà, accoglienza, vicinanza e dire basta con la guerra e sì alla Pace! La Pace che vogliamo è quella che nasce da mani vuote e pulite, senza armi, bucate dalla gioia di donare! Prendiamo, allora, coscienza di questo momento e gridiamo forte che vogliamo la Pace, che siamo disposti a spartire tra di noi il pane della Pace, il profumo dell’amore e della solidarietà, il gusto del tenerci insieme uniti e di saperci tutti figli e figlie di un’unica realtà e di un unico Padre. Che Il Signore che viene ci assista in questa missione, Lui che è il Principe della Pace!
Davanti a Lui, abbassatosi fino a farsi debole bambino, che contempliamo nel presepe e dinanzi al Quale ci inginocchiamo e ci commoviamo, promettiamo il nostro personale impegno a condividere con chi ha bisogno quanto possediamo per aiutare a cambiare le sorti di tanti fratelli in bene, in giustizia e in Pace.
Che il Natale 2022 sia momento opportuno per riflettere e affermare con forza che nessuno basta a sé stesso, che siamo tutti interconnessi dentro un ecosistema integrale di natura, umanità e storia. Sono fortemente convinto della necessità di realizzare relazioni inclusive di pensiero, che ci permettano di guardare al futuro con sano ottimismo, insieme a tutti coloro che non indietreggiano sulla Pace e i sui diritti umani, che intendono ricomporre con scelte concrete le tensioni sociali generate da mancanza di lavoro e disoccupazione endemica. Allora, senza paure e senza indifferenza, proviamo a mettere in moto un volano che spinga il settore socio economico a ripartire, perché siamo noi a doverne prendere coscienza, attivando quel circuito benefico per tutti, abbandonando l’idea della decrescita felice e concentrandoci sulla persona e sulle opportunità di sviluppo che vengono dall’integrazione di uomo e natura, come suggerisce papa Francesco con l’espressione “ecologia integrale”.
Al di là di alcune lodevoli iniziative, la Chiesa non può più tacere, ma alzare la voce e unire alle parole i fatti abitando quelle che più sopra ho definito “presenze ineludibili”: non da soli, ma insieme, non con iniziative estemporanee, ma con azioni sistemiche. Che il Natale ci dia animo a recuperare la fiducia, ormai perduta in tanti nostri fratelli, per trasformare la solitudine e a volte anche il rancore, in Speranza collettiva, quella donataci da Cristo, nato a Betlemme. Occorre diventare sempre più affamati ed assetati di Giustizia, operatori di Pace e operai di autentica sinodalità secondo il paradigma delle Beatitudini (cf Mt 5 3-11).
Allora, auguro a tutti: BUON NATALE … e insieme corriamo incontro a Colui che è l’Erchómenos, il Veniente, con le mani piene di opere di Giustizia e di Pace da seminare ovunque con generosità sfondata, come direbbe il nostro Servo di Dio don Antonio Spalatro.
+ p. Franco
arcivescovo