Cronaca Italia

Omicidio Tucci, resta in carcere il buttafuori che ha pestato il vigile del fuoco foggiano a Rimini

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La richiesta di Klajdi Mjeshtri non è stata accolta. Il tribunale della libertà di Rimini, nei giorni scorsi, non ha accettato la richiesta dei domiciliari del buttafuori che si è macchiato del pestaggio di Giuseppe Tucci, vigile del fuoco foggiano picchiato a Rimini nella notte fra il 10 e l’11 giugno. Il ragazzo, che prestava soccorso presso il distaccamento dell’aeroporto della città, aveva passato una tranquilla serata: aveva guardato con un amico la finale di Champions League e poi si era diretto in questa discoteca-ristorante teatro della tragedia. 

Il buttafuori, che non era in possesso del tesserino rilasciato dalla prefettura per svolgere mansioni di sicurezza, è accusato di aver picchiato a morte Tucci. Il gip Raffaella Ceccarelli, proprio per questo capo d’imputazione così importante, ha confermato l’ordinanza di carcerazione su richiesta del sostituto procuratore Davide Ercolani. 

Il buttafuori avrebbe reagito contro Tucci per gelosia. Secondo le sue testimonianze, infatti, Tucci avrebbe tentato di approcciare una ragazza e, dopo un primo allontanamento dalla discoteca, sarebbe ritornato da solo. L’aggressore, nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip, ha dichiarato: “L’ho allontanato dalla discoteca una prima volta perché infastidiva la mia ragazza e poi è tornato cercando lo scontro e mi ha provocato. Lo abbiamo allontanato una prima volta, lui è tornato indietro. Mi ha provocato e insultato. Ho reagito con quattro pugni alla parte alta del corpo e altri due a quella bassa”. 

Nonostante le dinamiche di quella sera, Tucci è stato colpito dal buttafuori a morte. Per il ragazzo foggiano, infatti, non c’è stato nulla da fare. Come ha raccontato un testimone, la situazione quella notte era tragica. “All’interno del locale non abbiamo notato nulla di tragico. Mi piange il cuore nel ricordare la dinamica di quando era steso per terra privo di sensi mentre lo rianimano, io con le lacrime come tanti sperando che ce la facesse”. 

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