Tucci, il pompiere foggiano morto a Rimini. Il papà: “Con i suoi organi salverà ancora vite”

La storia di Giuseppe Tucci, il pompiere picchiato a Rimini e morto dopo una colluttazione con un buttafuori, continua ancora a indignare. Tucci, di origine foggiana, dal 2019 era in servizio nella città romagnola teatro della tragedia che l’ha portato alla sua morte. Ieri, a una settimana dal tragico episodio, il papà di Giuseppe ha scritto un lungo post dedicato a suo figlio. Dopo pochi giorni dalla sua morte ora resta l’assenza e la rabbia per quello che è successo.
“Giuseppe aveva scelto di fare il vigile del fuoco: voleva salvare delle vite e ora che non c’è più continuerà a farlo”, scrive Claudio Tucci. “Ciao, Peppe. Stamattina è una settimana che è squillato il cellulare di papà. Con tanta professionalità e delicatezza, una dottoressa ci invitava a recarci a Rimini. Il resto è ormai cronaca. Niente e nessuno potrà mai consolare. L’unica spiegazione che ci vogliamo dare è che tu hai incontrato un diavolo nella notte di sabato. Tanti angeli ti aspettavano per essere salvati e adesso continueranno il percorso anche grazie a te”.
I genitori di Giuseppe, che fra poco tempo si sarebbe distaccato presso la base aeroportuale di Miramare di Rimini, hanno scelto di donare gli organi di loro figlio. “I medici non ci hanno dato speranze così abbiamo deciso di non accanirci e consentire lo spegnimento dei macchinari che lo tenevano in vita”. Il papà di Giuseppe lo ricorda come un ragazzo tranquillo, socievole. “Giuseppe non era un attaccabrighe, era uno tranquillo, un altruista. Non mi sembra possibile che abbia fatto casino, che abbia importunato delle ragazze come si dice. A Rimini stava bene, era arrivato quattro anni fa con la sua compagna e con loro figlio, avevano aperto un mutuo e comprato una casa”.
Ieri, a Foggia, si sono svolti i funerali di Giuseppe. Nel frattempo, è stato arrestato Klajdi Mjeshtri, ventottenne buttafuori del locale accusato di omicidio volontario. Il vigile del fuoco, secondo l’autopsia, ha ricevuto cinque colpi al capo.