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Alcuni attivisti lanciano una petizione per cambiare un simbolo raffigurante San Michele Arcangelo

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Un noto proverbio recita: scherza coi fanti, ma lascia stare i santi. Ecco, appunto, sarebbe il caso che qualcuno lo facesse presente agli attivisti del Black lives matter (letteralmente “le vite dei neri contano”) che in nome della stupidità, ops, libertà (dicono loro), sono arrivati a chiedere anche la censura di San Michele Arcangelo.

E così, dopo Cristoforo Colombo, Thomas Jefferson, Giulio Cesare, Gesù e Maria (e non è un’esclamazione), è arrivato anche il turno del nostro San Michele, reo di essere raffigurato mentre schiaccia la testa di un demonio dalla pelle scura.

Per l’attivista del Regno Unito Tracy Reeve, che ha lanciato su ChangeOrg una petizione che ha raccolto oltre seimila firme in pochi giorni, l’immagine richiamerebbe in modo esplicito l’uccisione dell’afroamericano George Floyd da parte di un poliziotto di Minneapolis.

A quanto pare, la Reeve un bel giorno si è accorta di questa icona poiché raffigurata nella medaglia dell’Ordine di San Michele e di San Giorgio, una delle più alte onorificenze della Corona britannica istituita nel 1818. L’attivista, infatti, ha rivolto la sua petizione nientedimeno che al Parlamento Inglese, chiedendo “che questa medaglia venga ridisegnata in un modo più appropriato e che vengano fornite delle scuse ufficiali”, si legge su ChangeOrg.

Ovvio che ormai siamo al delirio, tanto più che la signora non sa neanche di chi parla, tanto che definisce San Michele semplicemente “un angelo dalla pelle bianca”. Immaginate se dovesse scoprire che in Italia proprio San Michele è anche il santo patrono della Polizia di Stato! Probabilmente partirebbe una petizione per denunciare il nostro Ministro dell’Interno.

Bisognerebbe spiegare a Tracy Reeve che nella patria di San Michele Arcangelo, qui in Puglia, nel profondo sud dell’Italia, non sono neri solo i diavoli, ma anche le Madonne, come a Manfredonia, a San Severo, a Lucera, a Terlizzi o a Canosa, e sono neri anche i Gesù bambino che amorevolmente stringono tra le braccia. Perché non esiste un buono bianco ed un cattivo nero o viceversa, ma vi sono simboli ed immagini, specchi di epoche, che estrapolate dalla storia e dai rispettivi contesti rischiano di diventare l’arma più pericolosa che l’uomo possa brandire: l’ignoranza.

di Maria Teresa Valente

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Maria Teresa Valente

Giornalista pubblicista dal 2000 ed impiegata, esercita anche l’attività di mamma full time di due splendidi e vivacissimi bambini: Vanessa e Domenico. È nata e cresciuta a Manfredonia (FG), sulle rive dell’omonimo Golfo, nelle cui acque intinge quotidianamente la sua penna ed i suoi pensieri. Collabora con diverse testate ed ha diretto vari giornali di Capitanata, tra cui, per 10 anni, Manfredonia.net, il primo quotidiano on line del nord della Puglia. Laureata in Lettere Moderne con una tesi sull’immigrazione, ha conseguito un master in Comunicazione Politica ed è appassionata di storia. Per nove anni è stata responsabile dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco di Manfredonia. Ancora indecisa se un giorno vorrebbe rinascere nei panni di Oriana Fallaci o in quelli di Monica Bellucci, nel frattempo indossa con piacere i suoi comodissimi jeans, sorseggiando caffè nero bollente davanti alla tastiera, mentre scrive accompagnata dalla favolosa musica degli anni ‘70 e ‘80.

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