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Scomparsa Orlandi. La rivelazione dell’ex poliziotto: “Lo zio non ha nulla a che fare con la sparizione”

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A quarant’anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, la scorsa settimana il TG LA7 di Enrico Mentana ha proposto una nuova pista investigativa che ha subito provocato molte polemiche. La pista voleva ricondurre la scomparsa di Emanuela al contesto famigliare e, in particolar modo, a un’attenzione morbosa da parte di un suo zio, Mario Meneguzzi. 

Per la famiglia, però, questa notizia che esce dopo quarant’anni da fonti del Vaticano è l’ennesima volontà di depistare le indagini (riaperte) e di allontanarsi dalla vera verità sulla scomparsa della ragazza. “Se l’hanno tenuta nascosta per 40 anni vogliono chiudere questa storia ma senza far uscire la verità. L’ho detto e lo ripeto, ma perché hanno fatto questa carognata? Quest’ipotesi è smontabile in 30 secondi. Quello che è successo mi ha fatto capire che il promotore di giustizia del Vaticano Alessandro Diddi non sta cercando altre piste, lui sta cercando questa pista. L’11 aprile, quando mi convocarono, mi dissero che avevano ascoltato l’agente Giulio Gangi, vicino alla nostra famiglia. Ma lui è morto nel 2022. La loro paura è che parta questa commissione parlamentare. Se riescono a controllare la procura, sanno che con una commissione parlamentare non potrebbero riuscirci”, ha dichiarato nelle scorse ore Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. 

Scomparsa Orlandi. La rivelazione dell’ex poliziotto

Ieri, a smontare questa pista, è stato anche un carabiniere che per vent’anni si occupato del caso Orlandi e che ha scelto di dire la sua al Corriere. “Con la sparizione della nipote non ha nulla a che fare. Lo seguimmo, ispezionammo anche casa sua, ma la pista tramontò presto. Lavorando al bar della Camera avendo amici nei servizi segreti, era normale che anche la famiglia lo investisse del ruolo di risolutore di questa situazione drammatica. Aveva conoscenze, amicizie, poteva bussare a porte che alla famiglia sarebbero state invece precluse. Ripeto, si rivelò al di sopra di ogni sospetto”.

Domenico La Marca
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