Cronaca Italia

La ricostruzione dell’aggressione di Filippo a Giulia

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La ricostruzione dell’aggressione di Filippo Turetta a Giulia Cecchettin

La video ricostruzione del Corriere della Sera dell’aggressione di Filippo Turetta a Giulia Cecchettin. Il sangue e i capelli della ragazza trovati sull’asfalto, la ragazza disperata cerca aiuto.

LA RICOSTRUZIONE DE LA REPUBBLICA

Poche ore prima del massacro, verso le 18, Filippo era passato a prendere Giulia per trascorrere la serata al centro commerciale Nave de Vero di Marghera. Giulia che deve cercare un paio di scarpe per la cerimonia laurea – era fissata per giovedì – e il panino ai tavolini del McDonald’s. Poi il ritorno verso la Riviera del Brenta.

Alle 22.43 l’ultimo messaggio WhatsApp inviato alla sorella Elena, che si trova in Austria, per commentare le scarpe da indossare in vista della laurea.

È poco dopo le 23, mentre è vicino a casa, che un ragazzo sente delle urla e si affaccia al parcheggio di Vigonovo che si allarga tra piccoli condomìni, un paio di villette a schiera e la scuola dell’Infanzia San Giovanni Bosco. Più in là ci sono le reti rosse di un cantiere e a poche decine di metri la casa della famiglia Cecchettin, in via Aldo Moro.

Gino, il padre di Giulia, a quell’ora è sul divano del soggiorno ma il parcheggio è troppo lontano per intercettare le richieste di aiuto. Le sente invece il testimone. Vede due ragazzi che litigano, lei che chiede aiuto e il ragazzo che la trattiene in macchina. Il testimone si preoccupa, afferra il telefonino e digita il 112. Mentre è al telefono con i carabinieri, l’auto scura parte a tutta velocità. Quando i militari arrivano al parcheggio non ce n’è più traccia.

È da qui che inizia la fuga di Filippo, un paio di rotonde, il ponte sul fiume Brenta e il lungo e stretto rettilineo, quasi una stradina di campagna, che porta nella zona industriale di Fossò, nel cuore del distretto del calzaturiero della Riviera del Brenta.

La Punto nera si ferma nella Quinta strada. Da un lato il tacchificio Coccato, dall’altro la Manufactures Dior. In mezzo c’è l’auto, Giulia che scende e scappa, Filippo che la segue e la colpisce. Quando, lunedì mattina, impiegati e operai tornano al lavoro, vedono 9 macchie di sangue, dal centro della strada verso il marciapiede, per una lunghezza di venti metri. «Quando le ho viste», racconta un operaio, «ho subito pensato che potessero essere collegate alla scomparsa della ragazza, ma speravo tanto di no».

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Redazione

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