Cronaca Italia

Federico Aldrovandi oggi avrebbe compiuto 36 anni. Il padre: “Quello non era il tuo destino”

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Federico Aldrovandi oggi avrebbe compiuto trentasei anni. La sua tragica fine, assieme a quella di Stefano Cucchi, ha acceso le luci sul fenomeno dei reati e degli abusi delle forze dell’ordine. La sua vita si è spenta per un brutale pestaggio a Ferrara avvenuto nella notte del 25 settembre 2009. Federico, quella sera, da poco più di due mesi aveva 18 anni. Una vita spezzata, in maniera inspiegabile, dall’eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi da parte di quattro poliziotti della questura di Ferrara: Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri. 

I quattro agenti – dalle ricostruzioni emerse dai processi – hanno schiacciato a terra Federico con violenza, portandolo all’asfissia posturale e alla morte per soffocamento. Le foto del corpo di Federico raccontano bene cosa successe quella notte a Ferrara. Sulla scena del delitto, infatti, vennero ritrovati due manganelli spezzati. Gli agenti, che raccontarono di un ragazzo invasato e violento, sul corpo di Aldrovandi hanno lasciato 54 lesioni ed ecchimosi.

A distanza di anni da quel pestaggio, i genitori di Federico continuano a ricordare loro figlio. Oggi, sui suoi social, Lino Aldrovandi, papà di Federico, ha scritto un messaggio dedicato al suo piccolo. 

Avevi 4 anni e ogni notte prima di farti avvolgere dal mondo dei sogni, mi chiedevi di stare con te nel tuo lettino, e mentre cercavo di tranquillizzarti, dopo averti raccontato una favola, ricordo che tu mi tenevi stretta la mano, perché non me andassi. Ma anche quei “papà non lasciarmi mai”, quasi guardassi preoccupato al futuro, riecheggiano ora in una stanza buia e maledettamente silenziosa. Oggi, 17 luglio 2023, avresti ben 36 anni, ma per me non saresti mai cresciuto, e “anche oggi”, ai miei occhi e al mio cuore, anche se adulto, saresti rimasto quel bambino che trentadue anni fa mi stringeva la mano e aveva timore di rimanere solo.

In quell’alba maledetta, assurda, infame, bastarda, sorda e assassina, non oso immaginare la “tua paura”, e quella richiesta terribile, chiara, inconfondibile e inequivocabile, di non ucciderti, perché così andò, con quelle grida disperate fino all’ultimo tuo istante di vita: “aiutatemi, smettetela, basta…”.

Fosti ucciso senza una ragione, così sentenziarono i giudici. Molto più severi con le parole utilizzate nelle motivazioni di condanna, che non nella pena comminata nei confronti di chi “ci” uccise.

Sospiro e riguardo in questa foto quel tuo sguardo quasi un po’ severo, con il sottofondo di una canzone ad accarezzarti. Ne avresti tutte le ragioni mio piccolo, purtroppo “per sempre”. 

Nessuno conosce il proprio destino, ma quello non era proprio il tuo. 

Perdonaci Federico.

Buon compleanno, ovunque tu sia. E stanne certo che quella tua mano, la terrò sempre vicina al cuore. Fino all’ultimo mio respiro”. 

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