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Tutti contro Nordio. Il fratello di Borsellino attacca: “Non si giochi con il nome di Paolo”

Domenico La Marca
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A pochi giorni dall’anniversario della Strage di Via D’Amelio, che nel 1992 condannò alla morte il magistrato Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta, i famigliari delle vittime si scagliano contro Carlo Nordio, ministro della giustizia. Nordio, che nelle ultime settimane si è reso protagonista di riflessioni sull’imminente riforma della giustizia e sull’inefficacia del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, è stato attaccato duramente da Salvatore Borsellino, fratello del magistrato palermitano ucciso da Cosa Nostra il 19 luglio 1992. 

“Mi auguro che quando la Meloni verrà qui lo faccia dopo aver preso decisioni su di lui, bloccandolo, perché pare davvero voler demolire la legislazione voluta da Falcone e da mio fratello. Scegliere queste tempistiche per certe esternazioni che vanno esattamente nel senso contrario del ricordo di un impegno costato la vita, è inammissibile”. 

Parole dure, dunque, che sono incompatibili – secondo Borsellino – con il ricordo del fratello. “Le parole di Nordio seguono alla nomina a capo della commissione parlamentare antimafia di Chiara Colosimo della quale non si possono negare i contatti amichevoli con un terrorista. Ecco, se non ci sarà chiarezza su tutto questo contesteremo alzando le nostre agende rosse, in maniera pacifica perché il patrimonio di Falcone e Borsellino non si custodisce così”. 

Anche Nando Dalla Chiesa, figlio del Generale Carlo Alberto e studioso dei fenomeni mafiosi all’Università di Milano, ha speso parole durissime contro l’ignoranza di Nordio sulle questioni mafiose. “La Meloni assicura che ha imparato a fare politica partendo dagli insegnamenti di Borsellino e il suo ministro le smonta il diritto dell’antimafia. Ci sono molti magistrati bravi che non hanno un’idea di che cosa sia la mafia, non gliela insegnano all’università e nemmeno dopo. E se gli capita un’inchiesta, per la sola circostanza di averla condotta, credono di averne le coordinate. Mettersi a discutere come se il diritto sulla mafia possa venire dall’empireo è la cosa peggiore che un magistrato possa fare. C’è, invece, una storia che evidentemente non si conosce. Non si giochi con il nome di Borsellino”.

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Domenico La Marca

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