Storia

La Sipontina: la Madonna che assistette allo stupro della schiava Catella

Dopo la morte della mamma, la giovane schiava Catella si era dedicata a suo padre con amore e premura. Siamo a Siponto nel 593 d.C. e, dopo la caduta dell’impero romano, la fiorente e meravigliosa colonia era sotto il dominio bizantino.

Catella e suo padre Evangelo erano stati fatti schiavi e, come accadeva in quell’epoca, c’era la possibilità di ‘affrancarsi’ pagando una somma cospicua in denaro. Evangelo lo desiderava ardentemente per sé e soprattutto per sua figlia, ed essendo un gran lavoratore ed un fervente credente, dopo la morte della moglie decise di dedicarsi a Dio servendo la chiesa come diacono presso il vescovo Felice di Siponto.

Sua figlia Catella voleva prendere i voti per diventare monaca e quando accompagnava suo padre presso la Basilica di Siponto, lavorava e pregava con fervente fede inginocchiandosi dinanzi la Sipontina, la statua in legno della Madonna nera giunta anni prima in dono da Costantinopoli (che all’epoca era nell’attuale cripta e oggi si trova nella cattedrale di Manfredonia). Catella aveva il cuore colmo di fede e di amore e non vedeva l’ora di diventare libera e di esaudire il suo sogno di donarsi a Dio con corpo e spirito. Il destino, però, aveva deciso diversamente.

Il vescovo Felice aveva un nipote scapestrato che viveva insieme a lui e portava il suo stesso nome. Questo nipote era un dongiovanni incallito e non aveva esitato con le sue avances neanche nei confronti della dolce Catella, nonostante la presenza di due notari apostolici, Bonifacio e Pantaleone, inviati dal pontefice da Roma per sorvegliare su quanto di immorale accadeva a Siponto.

Un giorno, mentre Catella era dinanzi la statua della Madonna a pregare, tra quelle mura maestose illuminate da flebili candele, scorse tra le colonne avvicinarsi un’ombra. Non fece in tempo a realizzare quanto stava accadendo, che si trovò bloccata dal corpo di Felice e fu costretta a subire nel silenzio della chiesa la violenza più terribile che può toccare ad una donna.

“Nessun testimone per l’atto compiuto”, aveva pensato sicuramente Felice con vigliaccheria. Ed invece ad assistere a quel drammatico stupro vi era proprio lei, la Sipontina, la dolce Madonna con in braccio il suo bambino.

Catella si confidò con il padre e tramite i due notari apostolici fece sapere quanto le era accaduto all’allora papa Gregorio Magno. Questi, profondamente turbato e toccato dalle lacrime versate dalla fanciulla, optò per l’unica decisione all’epoca possibile: costringere il giovane Felice ad un matrimonio riparatore. Prima, però, invitò il vescovo suo zio a pagare per la libertà di Evangelo e sua figlia.

Dalle fonti storiche giunte fino a noi, pare che le cose andarono esattamente così. Dopotutto, come scrisse lo stesso papa in una lettera al vescovo di Siponto, se suo nipote non avesse obbedito lo avrebbe fatto castigare con severissime pene corporali per poi rinchiuderlo per sempre in un monastero.

Accadde dunque che la schiava che sognava la libertà si trovò invece a diventare per sempre prigioniera di colui che l’aveva violata rubandole il futuro.

Ed è qui che comincia la leggenda. Si narra infatti che dopo aver assistito allo stupro, la statua della Madonna di Siponto, da noi conosciuta come ‘la Sipontina’ sbarrò gli occhi, e la dolcezza del suo volto si stravolse per sempre. Tra leggenda e realtà il passo a volte è brevissimo, e quella statua passata alla storia come la Madonna dagli occhi sbarrati, e che si trova oggi nell’odierna cattedrale di Manfredonia, con il suo sguardo attonito e a tratti addolorato è ancora oggi testimone della violenza che dinanzi a lei si consumò.

Maria Teresa Valente

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Maria Teresa Valente

Giornalista pubblicista dal 2000 ed impiegata, esercita anche l’attività di mamma full time di due splendidi e vivacissimi bambini: Vanessa e Domenico. È nata e cresciuta a Manfredonia (FG), sulle rive dell’omonimo Golfo, nelle cui acque intinge quotidianamente la sua penna ed i suoi pensieri. Collabora con diverse testate ed ha diretto vari giornali di Capitanata, tra cui, per 10 anni, Manfredonia.net, il primo quotidiano on line del nord della Puglia. Laureata in Lettere Moderne con una tesi sull’immigrazione, ha conseguito un master in Comunicazione Politica ed è appassionata di storia. Per nove anni è stata responsabile dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco di Manfredonia. Ancora indecisa se un giorno vorrebbe rinascere nei panni di Oriana Fallaci o in quelli di Monica Bellucci, nel frattempo indossa con piacere i suoi comodissimi jeans, sorseggiando caffè nero bollente davanti alla tastiera, mentre scrive accompagnata dalla favolosa musica degli anni ‘70 e ‘80.

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