La Santanché prega Giorgetti per non farla fallire. Proposta di rimborsare il fisco in dieci anni
La polemica sull’inchiesta contro Daniela Santanchè continua a tener banco. La ministra del turismo, che ha annunciato che sarà orgogliosa di riferire in Parlamento sullo stato di salute delle sue aziende, nelle ultime ore ha avanzato anche una proposta – tramite i suoi legali e consulenti – per evitare il fallimento di una delle sue: la Visibilia SRL. L’accordo – proposto alla seconda sezione civile del Tribunale di Milano – è quella di pagare il 66,41% di quanto preteso fra le imposte non saldate, irregolarità, interessi e sanzioni. Questo saldo, però, dovrebbe avvenire in dieci anni attraverso rate semestrali. “Verranno pagati in un periodo di 10 anni, mediante 20 rate semestrali di pari importo da corrispondere entro il 30 giugno e il 31 dicembre di ciascun anno, con versamento della prima rata entro 10 giorni dalla data di definitività dell’omologazione”. Al principale creditore, invece, si offrono 1,2, milioni di euro al posto dei 4,5 milioni di euro che gli erano dovuti.
I legali, in poche parole, hanno detto al tribunale di Milano una verità spiacevole: se non accettano questa proposta, troveranno dentro la società il nulla; dunque, sia il fisco che i creditori non avranno indietro nulla. Se si accetterà questo concordato preventivo, invece, almeno qualcosa ritornerà indietro.
Per evitare il fallimento della Visibilia che fa riferimento alla Santanchè c’è il passaggio da parte dell’Agenzia delle Entrate che dovrà dare il suo accordo davanti al tribunale civile di Milano. Questo passaggio, però, metterebbe in grande imbarazzo Giancarlo Giorgetti, il leghista che è titolare del ministero dell’economia. Il suo sì o il suo no sarà centrale (e cruciale) per il destino delle aziende della sua collega Santanchè. Su questo grande caso potrebbe traballare la maggioranza di Giorgia Meloni che dovrà risolvere questo intricato sistema di interessi. La partita è appena aperta. E, se Giorgetti potrà salvare o meno la ministra, il suo partito (La Lega) non ha intenzione di appoggiarla. Molinari, capogruppo leghista, è stato il primo a chiedere alla collega di maggioranza di riferire in Parlamento. La partita, dunque, è apertissima.
