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Il film della Cortellesi fu bocciato per scarso valore. “Colpa dalla commissione Franceschini”

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C’è ancora domani”, il film record di incassi di Paola Cortellesi, è stato bocciato dalla commissione del Ministero della Cultura che giudica i film meritori di sovvenzionamenti. A rivelarlo è stato il quotidiano la Repubblica con un pezzo a firma di Arianna Finos e Giuliano Foschini. Nel 2022, secondo le ricostruzioni, i tecnici del Mic scrissero che il “progetto di opera non è giudicata di straordinaria qualità artistica in relazione a temi culturali, a fatti storici, eventi, luoghi o personaggi che caratterizzarono l’identità nazionale”.

Il film, apprezzatissimo dal pubblico e oramai simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, non ha passato la selezione dei film da sostenere con un contributo selettivo. Altri tre film, invece, hanno vinto: “La Conversione” di Marco Bellocchio, “Comandante” di Edoardo De Angelis e “Confidenza” di Daniele Lucchetti.

Sul web la polemica è cominciata, chiamando in causa anche Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura. La risposta del Ministero, però, è piccata. Il no al finanziamento del film della Cortellesi è arrivato prima dell’insediamento del nuovo governo Meloni. “La bocciatura di questo film di grande successo, diventato il simbolo della lotta delle donne contro la violenza di genere, non è imputabile a un organismo nominato dal ministro Sangiuliano né è avvenuto in data in cui lui era ministro. Spiace, infine, che questa polemica sia inserita nel discorso più generale legato a questo importante tema”.

“Il film di Paola Cortellesi è molto bello, consiglio di vederlo. Se fosse dipeso da me, sarebbe stato in cima alla lista delle opere finanziate. Questo conferma il lavoro con cui stiamo riformando l’intero sistema. Per fortuna che, a breve, nel pieno rispetto della normativa, ci sarà una nuova commissione”, le parole di Sangiuliano.

Fratelli d’Italia, invece, attacca direttamente Dario Franceschini, ex ministro dem alla cultura. “Peccato che questa bocciatura sia dipesa dal precedente governo e dalla commissione nominata dall’allora ministro della cultura Dario Franceschini che evidentemente ha valutato il film “di scarso valore”, mentre spendeva 750 milioni di euro del fondo cinema per finanziare i soliti circuiti e i soliti film che non vede nessuno“, le parole del deputato Roscani.

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