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Con i coriandoli nelle vene: omaggio a Gigetto Prato – Seconda Parte

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Negli anni ’70 Gigetto Prato, divenuto uno stimato insegnante presso l’istituto Nautico, e sua moglie Adriana Preziosi, presero in mano le redini del carnevale quasi per caso. Spinti dalla voglia di ‘trasgredire’ dandosi al divertimento sfrenato che il carnevale autorizza una volta l’anno (semel in anno licet insanire, ovvero una volta all’anno è lecito impazzire), riportarono in auge le feste spontanee delle socie che, con l’avvento dei locali-discoteche in cui i sipontini si recavano a ballare a carnevale, erano pian piano scomparse.

Con un gruppo di inseparabili amici, impeccabili professionisti di giorno ed irriconoscibili mattacchioni di sera, adibirono a sala da ballo la casa disabitata di alcuni parenti in corso Manfredi e nacque la socia dei “Fresch’ e Tis”. L’anno successivo l’esempio fu imitato da tantissimi altri sipontini e si riprese la tradizione del ballo per casa, spostandosi di abitazione in abitazione a ritmo di musica e assaporando calde farrate. E quando le case diventarono troppo ‘strette’, le socie si trasferirono al cine-teatro San Michele e al cine-teatro Pesante.

“Un giorno, giunta l’alba, tutti mascherati, andammo all’Hotel Gargano a salutare degli amici. Non ci riconobbero e non ci fecero entrare. Avevamo con noi un pupazzo di Ze’ Peppe e ce ne andammo sugli scogli. Poiché con le prime luci del sole stava terminando l’ultimo martedì di carnevale, decidemmo di fare il funerale a Ze’ Peppe. Noi donne c’incappucciammo e iniziammo a gemere facendo finta di piangere, Gigetto invece s’improvvisò prete. Poi bruciammo il pupazzo con un bel falò”, racconta Adriana. Ecco nata la tradizione dei funerali di Ze’Peppe del martedì grasso, che ancora oggi si perpetua a Manfredonia per salutare il carnevale prima dell’avvento della quaresima che comincia appunto con il mercoledì delle ceneri.

La storia del carnevale a Manfredonia, come la storia in generale, è fatta di alti e bassi, a mo’ di cappello di Napoleone. Organizzare una sfilata con gruppi in maschera e carri allegorici non era (e non è) semplice e i vari comitati che si sono succeduti hanno avuto sempre un gran da fare per far sì che la manifestazione divenuta sempre più famosa potesse mantenersi all’altezza del pubblico sempre più numeroso. Ci voleva qualcosa di nuovo…

Nei primi anni ’80, ecco l’idea geniale: con l’aiuto dell’amico Fernando Delli Carri, stimato preside della scuola media Ungaretti, Gigetto, che all’epoca era stato designato quale presidente del Comitato del Carnevale, decise di andare a bussare a tutte le scuole elementari della città per invitarle a partecipare alla sfilata. Nel 1960, con il direttore didattico della Croce Antonio Valente che portò il suo istituto a gareggiare con gli altri gruppi in concorso, c’era stato già un primo affacciarsi dei più piccini al carnevale. Gigetto però ebbe l’intuizione di creare per i bambini una sfilata ad hoc in un giorno a loro dedicato. Era il 1983 e Gigetto aveva appena dato vita alla Sfilata delle Meraviglie, che allora veniva semplicemente definita ‘la parata dei bambini’. Ecco dunque, nelle settimane che precedono il carnevale, le scuole si trasformano in veri e propri laboratori sartoriali ed artistici, dove, come gli aveva insegnato zia Tinella e come Gigetto suggerì di fare nelle scuole, materiali poveri ed inutilizzati potevano tornare a nuova vita per divertirsi con poco ‘tutti’. Poi con gli anni, grazie anche all’aiuto delle istituzioni con la complicità dell’allora assessore comunale Antonio Angelillis, le scuole vennero sempre più coinvolte e gli abiti dei bambini diventarono veri e propri capolavori. E nei primi anni ’90, dopo aver assistito ad una sfilata dei bambini, notando la ‘meraviglia’ negli occhi di tutti i presenti, fu lo stesso Gigetto a coniare il nome di ‘Sfilata delle Meraviglie’.

Ma se ci s’innamora fin da piccini del carnevale, Gigetto lo sapeva bene, dedicarsi alla manifestazione, conservarla per le generazioni future e farla crescere, diviene naturale. Sempre nel 1983, ebbe un’altra felicissima intuizione: ‘20 minuti con il tuo Carnevale’, una kermesse dove le scuole di Manfredonia portavano i propri alunni ad esibirsi in sketch teatrali spesso in vernacolo dedicati al carnevale, rispolverando vecchie tradizioni e consolidando le nuove. In migliaia sono stati i sipontini che hanno partecipato a questa manifestazione, divenendo adulti consapevoli di possedere una tradizione straordinaria quale è, appunto, quella carnascialesca.

E ancora negli anni ’80, durante il carnevale Gigetto trasformò Largo Diomede in una scacchiera e inventò ‘Mamma li Turchi!’, rievocazione storica dell’assedio del 1620, con scontri tra sipontini (vestiti da Ze’Peppe) e turchi (con costumi da maharaja). Ideò anche le majorette del carnevale in abito marinaresco: le marinarette.

Nel 2002, dopo anni di assenza dal comitato che nel frattempo si era voluto in ‘Istituzione Carnevale Dauno’, Gigetto viene chiamato a presiedere la manifestazione più allegra e pittoresca della Capitanata nella sua 50^ edizione. È l’inizio delle suggestive sfilate in notturna, delle tribune in piazza Marconi, del ritorno della vendita di farrate all’alba, di una domenica dedicata alla partecipazione dei Carnevali del Sud Italia e, nel 2004, anche di una versione estiva del carnevale.

Figura carismatica che da sempre ha personificato il vero sentimento, l’anima del carnevale di Manfredonia, inventando eventi e appuntamenti che hanno acceso e rinvigorito nei sipontini l’amore per una manifestazione che si riallacciava ad un glorioso passato, quando giunse alla soglia dei 70 anni ed il suo sorriso prorompente e contagioso fu appannato da qualche problema di salute, Gigetto espresse un desiderio: poter lasciare questo mondo durante il suo amato carnevale. E così fu.
Gigetto Prato si è spento il 23 febbraio 2016, appena dieci giorni dopo aver ricevuto dall’Agenzia del Turismo e dal Comune di Manfredonia un premio speciale per quanto fatto per il Carnevale di Manfredonia.

Ma per sua moglie Adriana, per i figli, per gli amici e per chi lo ha conosciuto, Gigetto vive ancora: è nelle mani sapienti delle insegnanti che organizzano la Sfilata delle Meraviglie, nelle luci variopinte delle parate notturne, nelle risa dei ragazzi durante i ’20 minuti con il tuo Carnevale’…

Domenica 23 febbraio 2020, primo giorno di Carnevale, è anche il quarto anniversario dalla scomparsa di Gigetto Prato. Un caso? Sicuramente a questa domanda sorriderebbe sornione, e noi sipontini possiamo immaginarlo col suo mantello da arlecchino ed il cappello fiorato che da lassù veglia sulla ‘sua’ manifestazione, che anche grazie a Gigetto Prato è la più briosa, attesa ed amata in riva al Golfo.

Clicca qui per leggere la prima parte 👇 https://www.facebook.com/manfredoniacity/posts/2767882243303463?__tn__=K-R)

Maria Teresa Valente

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Matteo Gentile

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