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Antonio Decaro non lascia Bari per Roma. “Con questa città ho un patto da onorare”

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La prima smentita, anticipata da alcuni retroscena giornalistici, è arrivata da Antonio Decaro, sindaco dei sindaci e primo cittadino di Bari. Enrico Letta, segretario del PD, nelle scorse ore aveva chiesto la disponibilità all’amatissimo sindaco del capoluogo di regione di correre per un posto in Parlamento. Oggi, il sindaco Decaro ha confermato ufficialmente la sua non disponibilità. “Dovresti andare a dare una mano a Roma. In questi giorni in tanti me lo hanno detto. Cittadini, amici, il partito. Lo ammetto, ci ho pensato. perché credo che chi fa politica debba impegnarsi in prima persona. Sempre”, ha scritto pochi minuti fa il sindaco del Pd. 

Decaro, rieletto con una percentuale altissima nel 2019 (il 66, 27%), non vuole abbandonare la sua città, Bari“Bari è la mia città. La città dove sono nato. La città che ho promesso di amministrare. La città che otto anni fa mi ha messo una fascia tricolore sulle spalle. E non posso tradirla. Perché con questa città ho un patto da onorare. E perché qui, a Bari, come in nessun altro posto nel mondo, io sono felice”. 

Dalla Puglia al nord, altri due sindaci di prestigio hanno detto no a Enrico Letta. Il primo è Giorgio Gori, il sindaco di Bergamo, impegnatissimo nei mesi della pandemia e molto apprezzato per il suo buon governo della città lombarda. Anche lui, come Decaro, non vuole interrompere l’azione amministrativa del suo governo cittadino e tradire la fiducia del voto popolare. “Non mi candiderò alle elezioni politiche del 25 settembre”, ha dichiarato ieri Gori. “I bergamaschi mi hanno confermato la loro fiducia nel 2019 ed io intendo onorare l’impegno che ho con loro, restando alla guida della città fino alla fine del mandato. Per candidarmi dovrei dimettermi nei prossimi giorni: questo è assolutamente impensabile. Le elezioni politiche del 25 settembre sono un passaggio di grande importanza per il nostro Paese, e non farò certo mancare il mio contributo, ma l’impegno per Bergamo rimane per i prossimi due anni la mia priorità”. 

Il secondo sindaco che non scenderà in campo sarà Beppe Sala, il primo cittadino di Milano. Nonostante ieri sia stato protagonista di un incontro a tre con Enrico Letta e Luigi Di Maio, il sindaco di Milano non dorrebbe scendere in campo personalmente, ma restare dietro le quinte della formazione guidata dallo stesso ministro degli Esteri. “Io non avrò nessun ruolo politico futuro, per me non cambia nulla. L’unico mio ruolo possibile è qui a Milano e questo lo dico con assoluta certezza. Escludo ogni mia candidatura ed escludo che il mio nome sarà su qualunque lista. Ci sono tanti modi per dare una mano al centro sinistra e il Pd, in questo momento, non ha bisogno di me, sto cercando solamente di aiutare chi sta facendo uno sforzo per fare parte della compagine di centrosinistra”. 

Tre rifiuti di peso, che avrebbero potuto aiutare molto il Pd sui territori, ma Letta non dispera. Il suo obiettivo è recuperare un elettorato che va dai 20 ai 35 anni. Per farlo, vorrebbe schierare alcuni nomi attrattivi. Il leader dem vorrebbe nelle sue liste Elly Schlein, la vice presidente di Stefano Bonaccini. Non una novità, ma una leader coraggiosa che ha una grande presa sui giovani: le tematiche da lei sempre combattute, dall’ecologismo ai diritti civili, potrebbero convincere un elettorato più giovane.

Letta vorrebbe convincere alcuni nomi di peso delle professioni e della società civile come: Carlo CottarelliFilippo Andreatta, figlio di Beniamino, Gianrico Carofiglio, che – secondo voci del Pd – ambirebbe a un ministero, Annamaria Furlan, ex segretaria della Cisl, Marco Saracino, segretario Pd a Napoli e Silvia Roggiani, coordinatrice dei 100mila volontari per la campagna elettorale. Non sarà della partita, invece, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio ed ex ministro per l’integrazione. 

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