Alex uccise il padre violento. Giudici: “É omicidio, ora gli atti alla Corte Costituzionale”

Il caso giudiziario di Alex Pompa, il ragazzo che ha ucciso suo padre per difendere la madre, continua a dividere non solo il dibattito pubblico, ma anche il mondo della giustizia. Dopo l’assoluzione in primo grado, i giudici d’appello avevano dichiarato che non c’era stata nessuna legittima difesa e, dunque, quello era stato un omicidio. La Corte, però, ha aggiunto che 14 anni di carcere, in questo caso, sono troppi. Allora sarà la Corte costituzionale a decidere il destino del giovane ragazzo. 

Dopo sei ore di camera di consiglio, la corte d’appello di Torino ha sollevato una questione di legittimità costituzionale affermando che serve per il caso di Alex “una pena calibrata e proporzionale” al fatto commesso e alla storia dell’imputato. “Bisogna avere il coraggio di dire che è stato un omicidio, che un figlio ha ucciso il padre. Giuseppe Pompa era un uomo violento, ossessivo, aggressivo, che però non è mai passato dalle minacce ai fatti. Alex ha agito in anticipo e si è armato e ha colpito una persona disarmata, sferrandogli il primo colpo alla schiena”, ha detto Alessandro Aghemo, pubblico ministero. 

La difesa del giovane ragazzo, che ha sferrato ben trenta colpi al padre, ha sempre sostenuto la legittima difesa dopo l’ennesima lite fra l’uomo e sua madre. “Non è un assassino. È un ragazzo che è cresciuto troppo in fretta, che ha vissuto cose che avrebbero distrutto una roccia. È chiaro che Alex sarà condannato. Sono molto amareggiato. Ricorreremo in Cassazione”. 

“Ho agito per difenderci. Per difendere me, mia madre e mio fratello. Mio padre stava andando in cucina a prendere un coltello e io l’ho anticipato. Ci avrebbe uccisi tutti”, ha detto Alex. La madre, invece: “Alex non è un assassino. Basta guardarlo negli occhi per capirlo. Se non fosse stato per lui non sarei viva, non sarei qui”.