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50 anni fa nasceva l’Ente Ospedaliero di Manfredonia

Con Decreto del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat n. 800 del 3 luglio 1969 a Manfredonia, per la prima volta nella Provincia di Foggia, si ha la nascita di un Ente Ospedaliero.

Il primo luogo di cura per infermi, risalente all’epoca sveva, fu a Manfredonia l’ospedale San Lazzaro. Bisogna evidenziare che in passato i ricchi si curavano in casa, ricevendo cure da medici ‘veri’, mentre gli ospedali nascevano come luoghi di ricovero per i poveri la cui cura era affidata ad ecclesiastici, che aiutavano per vocazione i bisognosi, e ai cosiddetti ‘guaritori’. Operazioni come estirpare un dente, venivano lasciate ai barbieri che erano i medici degli indigenti.

Nel 1678 l’arcivescovo di Manfredonia Orsini trasferisce l’ospedale San Lazzaro, annesso alla chiesa di Santa Croce, nei locali di via San Lorenzo appositamente ristrutturati (oggi sede degli uffici dei Servizi Sociali del Comune di Manfredonia).

Fino agli ultimi anni del Settecento la gestione dell’ospedale civile di Manfredonia, come di tutte le Opere Pie, era affidata alla Curia. Dopo l’entrata in Italia delle truppe francesi con a capo Napoleone Bonaparte, si va diffondendo il principio che le cure debbano essere non un privilegio per pochi benestanti, ma un diritto per tutti. Ecco dunque, nell’Ottocento, dopo l’unità d’Italia, all’ospedale di Manfredonia, oltre alle erogazioni per beneficenza, iniziano ad arrivare contributi annuali dal Comune.

Nel frattempo, con i vari accadimenti storici, lo Stato si va sempre più laicizzando ed inizia ad assumersi in maniera sempre più diretta la responsabilità dell’assistenza sanitaria.
E così a fine Ottocento, il Comune di Manfredonia concede all’ospedale l’utilizzo di nuovi ed attrezzati locali nell’ex convento di Santa Maria delle Grazie, in via Tribuna, e si fa carico di più della metà delle spese di mantenimento degli infermi.

Dopo la seconda guerra mondiale, con la Costituzione italiana viene garantita per legge l’assistenza a tutti i cittadini, a prescindere dalle possibilità economiche. La tutela della salute diventa un diritto fondamentale e questo principio trova compimento nella legge del 12 febbraio 1968, conosciuta come Legge Mariotti, che trasformò le Opere Pie in enti pubblici.

A Manfredonia, appena un anno dopo la riforma Mariotti, esattamente cinquant’anni fa, prima città della Capitanata, si ebbe ufficialmente il passaggio da ospedale civile ad ente ospedaliero che troverà sede nell’erigendo edificio di via Isonzo, inaugurato il 28 marzo del 1971 e poi in seguito intitolato a San Camillo De Lellis.

Da allora, anche con la trasformazione in Italia degli enti ospedalieri in ‘aziende’, potremmo dire che furono fatti molti passi avanti per il San Camillo di Manfredonia, ma dato quanto ci racconta la cronaca proprio in questi giorni, così non è.

Senza entrare nel merito della questione, riporto uno stralcio del discorso di Pietro Guerra, medico chirurgo sipontino, che nel 1888 presentò in Consiglio Comunale un progetto di riforma dell’ospedale civile e disse: “Non basta però che un locale si addimandi ospedale, sol perché dà ricovero ad ammalati…; è necessario che si addica ad uno scopo, per cui s’istituisce, vale a dire la cura degli infermi, con tutti quei mezzi che la scienza oggi mette a disposizione del medico”.

Dunque, non basta che si chiami ‘ospedale’ per essere un ‘ospedale’. Un guscio vuoto non serve a nessuno. Ieri, come oggi.

Maria Teresa Valente

(nella foto b/n di Ciro Renato, l’ospedale San Camillo prima dell’inaugurazione)

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Redazione

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