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Salvo per miracolo dal Covid-19 ed il figlio si laurea: storia a lieto fine in casa Starace

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In un giorno di marzo il Coronavirus è piombato improvvisamente nella famiglia Starace di Manfredonia e ne ha interrotto bruscamente il tran tran della quotidianità. “La prima ad ammalarsi è stata mia cognata. Lei lavora presso un sindacato ed è quindi a contatto con molta gente. Con molta probabilità, ha contratto il virus sul posto di lavoro. Successivamente si è ammalato mio fratello e poi è toccato al figlio minore”, mi racconta l’avvocato Innocenza Starace, che ho contattato dopo aver saputo che il fratello Giovanni Battista, avvocato anch’egli, è finalmente uscito da un bruttissimo incubo.

L’intera città è stata per giorni col fiato sospeso per via delle notizie allarmanti che si rincorrevano sulle condizioni di salute della famiglia. Marito, moglie e figlio hanno affrontato il nemico invisibile non solo in stanze differenti, come spesso abbiamo visto succedere a coniugi e parenti durante questa epidemia, ma in città diverse. “Mio fratello è stato ricoverato a San Giovanni Rotondo, mentre mia cognata e il figlio a Foggia”. Nonostante fossero divisi, come spiega Innocenza Starace, sono comunque stati uniti nella preghiera: “Hanno affrontato con grande coraggio e fede la terribile prova. Noi sorelle abbiamo seguito costantemente gli sviluppi, sostenute da un intero mondo in preghiera. Ci sono stati vicini il vescovo, padre Vincent, tantissimi sacerdoti, suore, gli scout di Perugia, comunione e liberazione, e anche l’Imam, a cui è stata chiesta la preghiera dalla mia amica Aram”.

Un momento di grande dolore, reso in alcuni momenti più acuto dalla voglia di ‘gossip’ che ad un certo punto è esplosa in città: “Purtroppo molti cittadini e colleghi sono stati presi solo dal desiderio di dare ‘la notizia’, tralasciando il lato umano della vicenda”. Nei giorni dell’immensa sofferenza, quando le condizioni di Giovanni Battista Starace facevano presagire il peggio, sono giunti messaggi di cordoglio ed è stato persino affisso un manifesto di vicinanza per il lutto. “Ma ciò che più mi ha fatto male – racconta Innocenza Starace – sono stati i messaggi arrivati a mia cognata, che in quei momenti era ricoverata in rianimazione e, già sofferente, temeva per le sorti del marito ed era terrorizzata che le stessimo tenendo nascosta un’orribile verità”.

Quando sembrava che ormai non ci fossero più speranze per Giovanni Battista, una forza quasi sovrumana sembra averlo afferrato per strapparlo alla morte. “Mio padre era amico di Padre Pio e spesso in questi giorni ho pensato al frate divenuto santo a cui eravamo tanto legati. Ho sperato con tutto il cuore in una grazia. La vittoria di mio fratello e della sua famiglia sul male è frutto dell’ottimo lavoro effettuato dai medici rianimatori, ma sicuramente anche della preghiera continua che li ha sostenuti”.

“Mia cognata è stata assistita con grande unanimità ed attenzione dal reparto Covid di Rianimazione del Riuniti. Tramite me, ringrazia il primario e l’intera squadra di Foggia”. “Anche al reparto di Rianimazione di San Giovanni Rotondo sono stati eccezionali. Meno pronto è stato il reparto di Medicina 1 – evidenzia la Starace – Il tampone a mio fratello, ad esempio, è stato fatto in ritardo, con conseguente ritardo anche nella richiesta del farmaco sperimentale. Mentre per mia cognata è stato fatto tutto tempestivamente”. “Di fatto, però, i reparti di Rianimazione hanno salvato la vita a mio fratello e a mia cognata. Dobbiamo ringraziare Dio che qui al Sud ci siano i posti in rianimazione”, esclama Innocenza Starace. Ed alla mente corrono le strazianti storie lombarde, dove la mancanza di posti ha causato numerose vittime dilaniando centinaia di famiglie.

Un altro miracolo è che nelle ore più concitate, il figlio maggiore di Giovanni Battista Starace, che era a Milano per studio ed è rimasto lì per rispetto delle regole, è riuscito a laurearsi col massimo dei voti, come unico gesto d’amore che in quel momento poteva fare per il padre che lottava tra la vita e la morte, la madre, che era in rianimazione, e il fratello.

“Abbiamo deciso di raccontare questa storia per dare un messaggio di speranza e portare la nostra testimonianza di cristiani. Essere e comportarci come fratelli in questo momento critico è fondamentale. Dobbiamo essere uniti, perché da soli non abbiamo la stessa forza. Ringraziamo tutti quelli che ci hanno sostenuto. Ai curiosi ed ai superficiali sento di dire solo questo: pazienza, avete perso una bella occasione di essere partecipi di una storia a lieto fine!”.

E dopo la terribile esperienza vissuta, l’avvocato Innocenza Starace non ha dubbi e lancia un messaggio rivolto a tutti, in particolare a chi pensa che ormai il pericolo sia alle spalle: “Non sottovalutiamo questo virus: restiamo in casa e, se usciamo, usiamo sempre le mascherine ed i guanti”.

di Maria Teresa Valente

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Maria Teresa Valente

Giornalista pubblicista dal 2000 ed impiegata, esercita anche l’attività di mamma full time di due splendidi e vivacissimi bambini: Vanessa e Domenico. È nata e cresciuta a Manfredonia (FG), sulle rive dell’omonimo Golfo, nelle cui acque intinge quotidianamente la sua penna ed i suoi pensieri. Collabora con diverse testate ed ha diretto vari giornali di Capitanata, tra cui, per 10 anni, Manfredonia.net, il primo quotidiano on line del nord della Puglia. Laureata in Lettere Moderne con una tesi sull’immigrazione, ha conseguito un master in Comunicazione Politica ed è appassionata di storia. Per nove anni è stata responsabile dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco di Manfredonia. Ancora indecisa se un giorno vorrebbe rinascere nei panni di Oriana Fallaci o in quelli di Monica Bellucci, nel frattempo indossa con piacere i suoi comodissimi jeans, sorseggiando caffè nero bollente davanti alla tastiera, mentre scrive accompagnata dalla favolosa musica degli anni ‘70 e ‘80.

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