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Messina Denaro insulta in un vocale Giovanni Falcone. La sorella: “Ho provato solo disgusto”

Il boss dei boss ride, minimizza. “Io sono qua, bloccato, con le quattro gomme a terra. Cioè non nel senso di bucate, ma bloccate perché sono sull’asfalto e non mi posso muovere. Per le commemorazioni di questa minchia”. Le parole e la voce sono di Matteo Messina Denaro. L’ex latitante aveva mandato questo audio vocale il 23 maggio 2022 in una chat di gruppo mentre si trovava in autostrada in direzione Palermo.

Quel giorno, però, non è un giorno come tutti gli altri. È il 23 maggio, trent’anni dopo la Strage di Capaci. Proprio per quella strage, in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, Denaro è stato condannato all’ergastolo in primo grado come mandante ed è in corso a Caltanissetta il processo di appello. 

A distanza di trent’anni, il boss mafioso continua ancora a disprezzare il magistrato che più di tutti smantellò il vertice criminale e stragista di Cosa Nostra.

“Ho provato solo disgusto. Il tono carico di violenza che ha usato mi ha creato molto disagio. Superato il fastidio, però, ho fatto una considerazione. Il re ora è finalmente nudo. Mi spiego. Per settimane Messina Denaro, su diversi media, è stato raccontato come un latin lover di provincia. E non come l’assassino stragista che è. Ho letto pure che in molti sono corsi a comprare giacconi simili a quelli che indossava il giorno dell’arresto. Quasi a ritenerlo un personaggio da emulare. Ecco, spero che quest’audio così orribile serva a togliere dubbi a chi ne ha e a riportare tutti alla realtà”, ha dichiarato al Corriere della Sera Maria Falcone, sorella del magistrato e presidente della Fondazione Giovanni Falcone.

Poi una considerazione sul ruolo della memoria e delle commemorazioni. “Tempo fa un mafioso intercettato invitava una amica a non mandare la figlia alle cerimonie. Questa per me è un’ulteriore prova dell’importanza del lavoro che tante associazioni antimafia fanno, specie con i giovani. La battaglia culturale è l’unica strada per vincere definitivamente questa guerra. E la mafia lo sa”. 

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