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Zuppi:  “Le nostre fragilità e la certezza del Natale. La vittoria che solo vale”.

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Il primo Natale di guerra in Europa viene analizzato e raccontato da tante personalità illustri del mondo religioso italiano. Dopo le parole di Papa Francesco, anche il Cardinale Matteo Zuppi (presidente della CEI e arcivescovo di Bologna) ha scritto alcune note su questo Natale così fragile, ma comunque importante e ricco. 

Per Zuppi questo Natale è un Natale di fragilità. “Penso innanzitutto alla fragilità della pace. Viviamo il primo Natale di guerra in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ci coinvolge tutti e capiamo quella guerra a pezzi di cui da tempo parlava papa Francesco. Poco ascoltato. Guerra significa dolore, morte, devastazione del territorio, fuga di chi cerca riparo lontano da casa. La guerra è il punto di deflagrazione: ma la pace manca pure dove i diritti vengono calpestati e dove chi li cerca o li difende cercando una società più giusta e libera viene condannato a morte”. 

Le fragilità del nostro tempo sono sotto gli occhi di tutti: la guerra, le lotte di uomini e donne per la libertà, le povertà che determinano sempre più esclusioni nel nostro mondo. Povertà materiali ma non solo, come ricorda Zuppi. “Quanti giovani si sentono e sono spesso soli, incerti, sempre precari? Questo è il tempo di genitori, di insegnanti, di educatori e di pastori maturi, che sappiano essere veri maestri di vita e aiutino a credere al futuro”.

L’ultimo pensiero di Zuppi è proprio sulla fragilità della chiesa, del magistero, dell’evangelizzazione. “Questa è la stagione in cui la Chiesa dovrà essere davvero missionaria e generare l’incontro tra Dio e ogni uomo e donna. Guardiamo Gesù bambino nella mangiatoia, Maria e Giuseppe accanto a lui. E risuonano le parole di San Paolo: Quando sono debole, è allora che sono forte. Ecco il Natale, la pace che disarma i cuori, l’amore che dona forza e intelligenza e la speranza che libera dalla rassegnazione e mette in cammino. partiamo proprio dalle fragilità per riconoscerci umili, deboli, ma capaci di grandi cose perché pieni di Dio che si pensa sempre con noi”. 

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