Zaki condannato a 3 anni di carcere. “Dopo i 22 mesi, dovrà ora scontare altri 14 mesi in cella”
Patrick Zaki, studente egiziano appena laureato all’Università degli studi di Bologna, è stato condannato oggi dal tribunale di Mansoura. Ritorna in carcere, dopo la libertà riconquistata a dicembre 2021, con l’accusa di diffusione di notizie false. Il primo fermo, che era durato 22 mesi, era stato già drammatico, ma ora per Zaki si prospettano tre anni di carcere. La notizia è stata accolta dalle grida della madre e della fidanzata. “Zaki è stato condannato a tre anni. Calcolando la custodia cautelare, si tratta di un anno e due mesi di carcere”, ha dichiarato Hazem Salah, uno dei due avvocati di Zaki.
“I verdetti del Tribunale per la sicurezza dello Stato non sono definitivi. Diventano definitivi non appena il governatore militare li ratifica”, spiegano ancora gli avvocati.
Lo sconforto, però, resta ancora alto. Secondo i famigliari, infatti, Zaki non otterrà nessuno sconto e dovrà trascorrere i prossimi mesi in carcere. “Ci stavamo preparando per il nostro matrimonio, abbiamo trovato casa e la stiamo ristrutturando. Non c’è assolutamente alcun motivo per cui qualcuno possa pensare che Patrick sia una minaccia, si è concentrato solo sui suoi studi dal suo rilascio. Chi trarrebbe beneficio dal riportarci al punto di partenza, proprio quando stavamo cercando di ricominciare da capo e guarire da tutto ciò che abbiamo passato. Spero sinceramente che il governo egiziano rilasci Patrick e ci lasci stare. Voglio che Patrick sia fuori per il nostro matrimonio”, ha scritto Reny, fidanzata del giovane egiziano.
Anche Giorgia Meloni, presidente del consiglio, è intervenuta sulla decisione della giustizia egiziana. “Il nostro impegno per una soluzione positiva del caso di Patrick Zaki non è mai cessato, continua, abbiamo ancora fiducia”. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty, ha invece dichiarato: “Si tratta del peggiore degli scenari possibili. Non finisce qui ora tutte le possibilità per tirarlo fuori da questa situazione vanno esplorate. Il governo italiano, per cortesia, intervenga”.
