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Verso l’infinito e oltre!

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“Auguri per oggi, si celebra la giornata internazionale dell’infermiere”, dico alla mia carissima amica impegnata ormai da due mesi nel reparto #Covid-19 del #Riuniti di Foggia. “Grazie!”, mi risponde. “L’ho scoperto oggi”, confesso. E lei: “Anch’io!”.

E ci scappa una risata. Ma in fondo è così, fino ad oggi infermieri ed infermiere erano tute verdi nelle corsie degli ospedali da cui ‘pretendere’ aiuto perché era dovuto e tutto andava bene finché andava bene. Se poi sorgeva qualche problema, era la fine. Insulti, paroloni e all’aria ogni briciolo di umana comprensione, perché loro stavano lì per lavorare. Punto e basta.

Col Covid-19 infermieri ed infermiere si sono trasformati improvvisamente in un esercito di eroi, lì in prima linea a combattere contro un nemico invisibile che ha paralizzato il mondo, ma non loro.

Però, non chiamateli eroi, perché loro (così dicono) sono sempre gli stessi di prima, con la stessa tenacia, passione, timore, amore per il proprio mestiere e sensibilità. E sono sempre gli stessi che quando tornano a casa portano un pezzetto di quelle corsie nel cuore e prima di addormentarsi vengono sopraffatti dal pensiero che avrebbero potuto fare di più, anche quando hanno dato il massimo.

“Verso l’infinito e oltre”, ti sei scritta su quella divisa che d’un tratto non è più un camice verde, ma una tuta che sembra quasi spaziale. La frase di un filosofo? Di un film d’azione? Di un grande scrittore? No, di un cartone della Disney. E mi scende una lacrima, perché penso a quant’è difficile restare mamma mentre sei in una corsia d’ospedale: tutti credono che sei un eroe e, mentre salvi vite, preghi di tornare a casa sana e salva per poter aiutare le tue bambine a fare i compiti.

Nella foto che mi hai inviato, col tuo volto stanco segnato dalla mascherina tenuta su per ore, scorgo i solchi delle lacrime che hai versato per quelle vite che si sono aggrappate a te.

Non sentirti in colpa se le tue figlie arrivano tardi alle videolezioni o se hai dimenticato di far ripetere loro le tabelline o quelle ultime pagine di storia. La storia, ora, la state scrivendo voi.

Auguri amica mia. Ti voglio bene.

di Maria Teresa Valente

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Maria Teresa Valente

Giornalista pubblicista dal 2000 ed impiegata, esercita anche l’attività di mamma full time di due splendidi e vivacissimi bambini: Vanessa e Domenico. È nata e cresciuta a Manfredonia (FG), sulle rive dell’omonimo Golfo, nelle cui acque intinge quotidianamente la sua penna ed i suoi pensieri. Collabora con diverse testate ed ha diretto vari giornali di Capitanata, tra cui, per 10 anni, Manfredonia.net, il primo quotidiano on line del nord della Puglia. Laureata in Lettere Moderne con una tesi sull’immigrazione, ha conseguito un master in Comunicazione Politica ed è appassionata di storia. Per nove anni è stata responsabile dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco di Manfredonia. Ancora indecisa se un giorno vorrebbe rinascere nei panni di Oriana Fallaci o in quelli di Monica Bellucci, nel frattempo indossa con piacere i suoi comodissimi jeans, sorseggiando caffè nero bollente davanti alla tastiera, mentre scrive accompagnata dalla favolosa musica degli anni ‘70 e ‘80.

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