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Pino Guerra, il manfredoniano che insegnò chitarra a Tony Renis

“Maestro Guerra, può insegnarmi a suonare la chitarra? Io e Adriano abbiamo formato un complesso e vorremmo diventare famosi”. A parlare era Tony Renis, mentre il suo amico Adriano era il mitico Celentano, e il ‘Maestro Guerra’ era il manfredoniano Pino Guerra.

Ma… ‘quando quando quando’ accadde ciò? La nostra città non smette mai di stupire, sia per le sue bellezze evidenti o recondite, sia per i suoi figli che nel tempo le hanno portato lustro in Italia e all’estero.

L’altro giorno, mentre ero intenta allo studio sul campo di fondamenti di psicologia educativa frammista a deduzioni di antropologia sociale (rincorrevo i miei figli per casa tra urla e minacce varie e ‘vane’ dopo una marachella), mi ha raggiunto la telefonata inaspettata di Salvatore Coppolecchia, competente docente di musica oltre che persona di spiccata sensibilità, che mi ha annunciato il dono di un suo libro dedicato al chitarrista Pino Guerra.

Di lì a poco, ho avuto il piacere di ricevere il libro (Pino Guerra, storia di un chitarrista di Manfredonia, di Andrea Pacilli Editore), inaspettatamente a fumetti, realizzati da Giacomo Piccoli, ed immediatamente ho iniziato a sfogliarlo e a leggerlo, scoprendo un nuovo grande musicista di Manfredonia di cui si sa ben poco.

Ed eccomi qui a presentarvi il maestro Pino Guerra, al secolo Giuseppe Antonio Guerra, che nacque da papà Michele, muratore, e mamma Anna Maria Castriotta, casalinga, il 21 luglio del 1918 a Manfredonia. Pino rimase ben presto senza papà, emigrato in Argentina per cercare migliori opportunità di lavoro, ma che lì morì senza far mai più ritorno in patria.

Crebbe in un ambiente ricco di suoni e da autodidatta imparò a suonare prima il mandolino e poi la chitarra, prendendo poi anche alcune lezioni dal calzolaio ed ottimo insegnante di musica Giacomo Trotta. Leggendo il libro ho scoperto, infatti, che nella prima metà del Novecento la nostra città era ricca di musica nei luoghi dove oggi meno ce lo aspetteremmo, ovvero nelle botteghe degli artigiani. La musica era, infatti, una passione che ci si poteva permettere di coltivare solo per hobby ed in quei periodi non era possibile togliere tempo (e denaro) al sacro mestiere che consentiva di mantenere le famiglie.

C’erano poi le eccezioni che confermavano la regola, ovvero quei grandi talenti che la musica ce l’avevano nel sangue e che spinti dalla famiglia e da estimatori ruppero gli schemi ed iniziarono a dedicarsi ad essa con tutta la passione che avevano in corpo (e nel cuore).

Pino Guerra imparò a suonare anche il violino e il contrabbasso ed andò a perfezionarsi a Bari e a Roma. Durante il servizio militare a La Spezia cominciò ad esibirsi in alcune orchestre, facendosi notare sempre più per la sua bravura nel panorama musicale dell’epoca. Durante la seconda guerra mondiale s’innamorò del jazz e mise su un complesso che suonava per gli americani in una base non molto lontana da Manfredonia con un altro grandissimo chitarrista sipontino, Pino Rucher, il barbiere Lilino Castriotta, alla batteria, e suo fratello Angelo, al contrabbasso.

Tantissime sono le collaborazioni e le esperienze che lo riguardano e che da Manfredonia lo faranno approdare a Milano dove suonerà nei locali più importanti e in voga. Negli anni ’60 il musicista di musica cubana Pantaleon Perez Prado, molto noto in Europa, gli chiese di scrivere un brano per la sua orchestra e nacque ‘Negrita’, un capolavoro in stile cha cha cha che riscuote successo ancora oggi. Divenne così famoso per il suo eccezionale talento alla chitarra che un bel giorno si recò da lui a Milano un ancora timido ed impacciato Elio Cesari, più noto col nome d’arte di Tony Renis, a chiedergli di prendere lezioni. E fu così che l’attuale ambasciatore della musica italiana nel mondo, il grande autore della famosissima ‘Quando quando quando’, divenne allievo del nostro concittadino.

Di lì a poco Pino Guerra, in quanto uno dei chitarristi più dotati della musica leggera italiana, venne anche scelto come testimonial dalla fabbrica Meazzi per reclamizzare le sue chitarre. Inoltre, sollecitato da varie edizioni musicali, compose decine e decine di brani accattivanti con melodie popolari e amatissime dal pubblico. In molte di esse, c’era la nostra Manfredonia.

Fece parte anche della nota orchestra ‘I Solisti della Svizzera Italiana’ e dell’orchestra Radiosa della Radio Televisione Svizzera. Poi, subito dopo la pensione, con sua moglie Graziella tornò nella sua amata e mai dimenticata Manfredonia, dove morì l’8 novembre del 1983.

Il suo nome è citato in libri, pubblicazioni, incisioni e numerosissimi spartiti (in vendita ancora oggi per esercitarsi a suonare la chitarra). Si chiedeva se la sua città si sarebbe dimenticata un giorno di lui. Forse questa Manfredonia a volte distratta lo avrebbe fatto se non ci avesse pensato Salvatore Coppolecchia, nel 2013, a fare una scrupolosa ricerca biografica e a tirarlo fuori dall’oblio dedicandogli questo libro interessante, e non solo perché ricco di aneddoti e dettagli della sua ricca carriera musicale, ma anche perché un lavoro a fumetti è una felice intuizione per spingere all’approfondimento della storia locale anche le nuove (e spesso pigre) generazioni.

Nell’introduzione l’avvocato e musicista Vincenzo D’Onofrio, che ha conosciuto Pino Guerra e saggiato personalmente la sua eccezionale bravura, ricorda una frase di Nietzsche: “Senza la musica la vita sarebbe un errore”. Assolutamente d’accordo. Per cui gli uomini illustri di Manfredonia che si sono distinti per il loro talento musicale, meritano ancor più di essere degnamente ricordati.

PS: grazie Salvatore!

Maria Teresa valente

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Redazione

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