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Lorenzo Mione: l’incredibile vita di un pezzo di storia di Manfredonia

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Lorenzo il cavamonti, Lorenzo delle bibite, Lorenzo il cameriere, Lorenzo del cinema, Lorenzo il commerciante, Lorenzo il poeta. Uno, nessuno e centomila Lorenzo, non il Magnifico di Firenze, ma l’incredibile Lorenzo Mione di Manfredonia, protagonista di una vita degna di un film.

Classe 1924, era il quarto di 7 figli e ad appena 10 anni iniziò a lavorare come cavamonti presso Monte Aquilone per racimolare qualche soldo da portare ai genitori. A 14 anni, niente affatto spaventato da uno dei mestieri più duri mai esistito, col suo modo di fare e la sua intraprendenza divenne caposquadra di ragazzi più grandi di lui. “Prendeva il pane a Manfredonia ogni 15 giorni e lo conservava appeso alle travi della baracca in cui dormiva per non farlo mangiare ai topi”, mi racconta il figlio Michele, evidenziando una vita che non si prospettava affatto semplice.

Ma Lorenzo Mione non era come gli altri coetanei. Aveva qualcosa di diverso e se ne accorsero gli americani quando arrivarono a Manfredonia durante la seconda guerra mondiale. Lo scelsero come cameriere e lui, che non aveva mai visto tanta roba da mangiare, quando terminava di lavorare portava alla sua famiglia tutto ciò che avanzava.

L’indole da commerciante l’aveva nel sangue. Pur di vendere un orologio agli americani facendoci un buon ricavo, in un solo giorno andò due volte a Monte Sant’Angelo… a piedi. Era inarrestabile e aveva una grande forza d’animo ed in quei tempi durissimi si sforzava continuamente di trovare il modo di guadagnare qualcosa per aiutare la sua famiglia.

Nel 1944 fu reclutato come militare e andò a Bari. In attesa della divisa, la guerra finì e per rientrare a Manfredonia, senza soldi del biglietto, si fece il viaggio appollaiato sul tetto di un treno. Ricordi tramandati ai suoi figli, che nel raccontarli hanno un sussulto d’orgoglio e commozione.

Come tanti meridionali, Lorenzo si è trasferito al nord per qualche tempo. Nel 1946 andò a Milano col fratello Antonio e lavorò in un’azienda di bibite, la Spumador. Quando nel 1949 tornò a Manfredonia, l’idea geniale era bella e pronta: aprire una fabbrica di bibite nella sua città: la Spumadorata. A Milano aveva appreso tutti i trucchi del mestiere e per avviare l’azienda, usò i soldi della dote della sua futura moglie. Nel frattempo, infatti, aveva conosciuto Angela Clemente, abilissima sarta scomparsa lo scorso anno, l’amore di una vita che sposò nel 1950.

Lorenzo divenne per anni in Capitanata il numero uno delle bibite gassate: riempite e tappate prima a mano e poi, col tempo, con la macchina rotativa. “Aiutavamo anche noi bambini – ricorda il figlio Michele – Si metteva primo lo sciroppo nella bottiglia e poi si aggiungeva l’acqua gassata”. La gente ne andava pazza!

Dopo la società con Antonio, arrivò il connubio con l’altro fratello, Berardino, e fu l’esplosione della produzione e distribuzione delle bibite ‘San Lorenzo’. Aprì diversi chioschi in città e anche in altri centri della provincia, e per vendere le sue eccezionali bibite ebbe anche l’idea di prendere in gestione un cinema, l’ex Arena Venezia Giulia, che ribattezzò san Lorenzo.

Quando arrivò la crisi del settore, non si perse d’animo. Si dedicò al trasporto merci, poi iniziò l’imbottigliamento e la distribuzione di vini, aprì un negozio di liquori ed un bel giorno ebbe un’altra idea geniale: nel 1983 l’apertura di un supermercato. Era iniziata un’avventura che sarebbe durata oltre trent’anni, con la nascita di tanti altri supermercati in tutta la città, ben nove in tutto, dando a molti manfredoniani la possibilità di lavorare.

E quando le alterne vicende della vita lo costringevano a fermarsi, Lorenzo sostava solo qualche attimo per riprendere fiato e ripartire più forte di prima. Immobile non riusciva a stare e per non annoiarsi, lui che aveva appena la seconda elementare, diventò poeta e prese l’abitudine di scrivere poesie per ringraziare clienti, amici e conoscenti, raccontando la bellezza della vita e l’importanza di ogni istante.

“Nel 1986, sotto la guida di mio padre, con mio fratello Luciano affiancammo al primo supermercato il Mercatone, dov’era possibile trovare di tutto: salumi, piante, divani e detersivi”. Fu il primo ‘centro commerciale’ della Capitanata. Ma non fu semplice: 42 rapine e le leggi con gli anni sempre più stringenti e soffocanti, decretarono col tempo la chiusura dei vari punti vendita e, nel dicembre 2015, anche del Mercatone.

Nonostante l’età che avanzava, Lorenzo fino all’ultimo momento è stato un vulcano d’idee e di iniziative. “Un giorno – racconta Michele – quando lo andai a trovare, gli dissi: papà, vedi come sei fortunato, hai tutti i tuoi figli qui a Manfredonia e a turno ti veniamo a trovare. I nostri figli, invece, sono tutti dovuti andare fuori a studiare e a lavorare. Quando ci faremo anziani, chi ci verrà a trovare?”. E Lorenzo rispose: “Verrò io!”.

Il 25 marzo 2020, nel pieno di un’emergenza mondiale che ha tolto solennità anche all’ultimo saluto, Lorenzo Mione è andato via. Aveva 95 anni, 6 figli, 13 nipoti e 19 pronipoti ed una vita fantastica da raccontare, fatta di momenti difficili e di ripartenze, ma mai di rese.

E chissà, che la sua storia non la stia raccontando proprio lassù, tra le nuvole, vendendo bibite agli angeli…

di Maria Teresa Valente

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Maria Teresa Valente

Giornalista pubblicista dal 2000 ed impiegata, esercita anche l’attività di mamma full time di due splendidi e vivacissimi bambini: Vanessa e Domenico. È nata e cresciuta a Manfredonia (FG), sulle rive dell’omonimo Golfo, nelle cui acque intinge quotidianamente la sua penna ed i suoi pensieri. Collabora con diverse testate ed ha diretto vari giornali di Capitanata, tra cui, per 10 anni, Manfredonia.net, il primo quotidiano on line del nord della Puglia. Laureata in Lettere Moderne con una tesi sull’immigrazione, ha conseguito un master in Comunicazione Politica ed è appassionata di storia. Per nove anni è stata responsabile dell’Ufficio di Gabinetto del Sindaco di Manfredonia. Ancora indecisa se un giorno vorrebbe rinascere nei panni di Oriana Fallaci o in quelli di Monica Bellucci, nel frattempo indossa con piacere i suoi comodissimi jeans, sorseggiando caffè nero bollente davanti alla tastiera, mentre scrive accompagnata dalla favolosa musica degli anni ‘70 e ‘80.

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