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In Senato è il giorno della Santanchè. La linea concordata con Meloni: “Non amministravo io le società”

Oggi, in Senato, è il giorno di Daniela Santanchè, la ministra del turismo che dovrà difendersi dalle accuse sullo stato di salute delle sue aziende sollevate dalla trasmissione televisiva “Report” di Sigfrido Ranucci. Fino alla tarda notte di ieri sera Santanchè ha rivisto la difesa che presenterà in Senato che è stata preparata da un team di legali chiamati appositamente per definire una versione plausibile da fornire a Palazzo Madama. La versione, secondo fonti giornalistiche, sarebbe stata condivisa anche dalla premier Giorgia Meloni e dal vicinissimo presidente del Senato Ignazio La Russa. La copertura politica per ora c’è, ma è noto che la premier manterrà questa copertura fino a un probabile rinvio a giudizio. Se la ministra verrà indagata dalla procura di Milano, il rischio che la sua poltrona traballì è quasi sicuro. 

Santanchè dovrà difendersi dalle accuse di azioni scorrette nei confronti dei dipendenti e dei fornitori di due sue aziende: Visibilia e Ki Group

In Senato, però, la ministra si dovrà difendere dalle accuse politiche (soprattutto delle opposizioni) e non potrà entrare a lungo nei dettagli delle vicende. Secondo i suoi legali, infatti, il parlamento non è una procura e lei non è una testimone. La versione che offrirà questa mattina a Palazzo Madama si baserà sul teorema della sua innocenza perché, nei mesi e nel tempo contestatoli, non amministrava più le società in questione. Il tema, però, resta e rimane di opportunità politica. Visibilia, infatti, è al centro di un’indagine della procura di Milano e la ministra era socia di maggioranza fino all’anno scorso. Le ipotesi di accusa (e di reato) sono di bancarotta e falso in bilancio. 

La chiusura delle indagini è prevista per fine estate, ma il caso Santanchè potrebbe tenere banco ancora a lungo. Oltre le opposizioni, tutte sul piede di guerra tranne Italia Viva di Matteo Renzi, anche Lega e Forza Italia restano a guardare quello che dirà (e farà) la fedelissima della Meloni. La sua poltrona è sempre di più un simbolo da conquistare, soprattutto nella maggioranza di governo. 

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