Il sacrario (scomparso) nel Comune di Manfredonia che ricordava i morti della prima guerra mondiale
Oggi, 10 giugno, si celebra la Giornata della Marina Militare Italiana, istituita esattamente ottantuno anni fa per ricordare l’epica impresa di Premuda, avvenuta il 10 giugno 1918 al largo delle coste croate, quando, grazie anche ad un manfredoniano, il Sottonocchiere di Manfredonia Leonardo Antonio Salvemini, l’Italia sancì la supremazia navale nel mare Adriatico cambiando le sorti della prima guerra mondiale.
Il nostro concittadino era a bordo dell’imbarcazione MAS 15, praticamente un motoscafo a cospetto della corazzata austriaca Santo Stefano che venne colpita e affondata.
Fu un duro colpo per l’impero austriaco, che da quel momento sospese ogni azione sul mare ed iniziò il suo declino.Nel 2010, su proposta della sezione cittadina dei Marinai d’Italia, a questo eroico manfredoniano è stata intitolata una strada cittadina.
Invece, per ricordare tutti i sipontini morti durante la prima guerra mondiale, fu eretto nel 1926 un monumento ai caduti nella villa comunale (chiamata all’epoca, appunto, parco della Rimembranza) e fu posta una lapide in piazza del Popolo (il cui nome a quei tempi era piazza della Rivoluzione).
Non solo. Nel chiostro comunale, sotto il porticato, si decise di creare un tempietto dedicato a tutti i 181 ‘martiri’ di Manfredonia morti nella prima guerra mondiale, con tanto di foto e targhe. Questo perché accanto al municipio vi era una scuola, la Bozzelli, la prima scuola elementare della città (al cui posto ci sono oggi gli uffici tecnici comunali), e l’intento dei nostri nonni era quello di tenere sempre viva nelle generazioni future la memoria di quanto accaduto in quella spaventosa guerra. Gli alunni, infatti, avrebbero studiato accanto al sacrario e avrebbero avuto modo di guardare quotidianamente quegli ‘eroi’ per ‘ammaestrarsi nelle loro opere’.
Il sacrario, creato nel 1929, sopravvisse per qualche decennio, ma la crudeltà della seconda guerra mondiale lo fece passare in secondo piano. Fino a pochi anni fa le foto e le targhe di quei 181 manfredoniani giacevano abbandonate in un deposito comunale, ma oggi non ve n’è più traccia. Il corridoio venne aperto e divenne l’attuale porticato del chiostro che porta all’ufficio del protocollo. Di quel tempio della memoria di 100 anni fa restano visibili ancora oggi, sulle colonne e sul soffitto, i dipinti sulla prima guerra mondiale dell’artista sipontino Giovanni Gelsomino e la lapide col bollettino della vittoria del generale Armando Diaz.
di Maria Teresa Valente