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Gaetana Ninette Vitulano, decana della farrata

Gaetana Addolorata Vitulano, meglio nota con il nome “Ninètte” è nata a Manfredonia nel 1913. Figlia “d’arte” di Maria “Marie Ciucchetille”, Gaetana, ha trasferito con maestria i segreti dei propri antenati, autentici maestri, da tante generazioni, nella preparazione delle prelibate farrate, che hanno, nel corso del tempo, deliziato i palati più difficili con la fragranza unica dei loro squisiti rustici che facevano il giro del paese, attraverso i gridi festosi dei ragazzi, sguinzagliati ovunque.

La Manfredonia, svegliata dal canto melodioso da “Farrète cavete ueh!”, fino allo sbiancare delle stelle, nell’alba incipiente, con i molti sottani dalle tante popolane, intente a chiamare i piccoli strilloni delle stelle.

Rinomate erano le farrate della famiglia “Ciucchetille”. Assai gustose, preparate, ancora oggi, da “Ninètte Ciucchetille”, la decana della farrata, che manipola l’impasto con le sue dita, piccole e laboriose, quasi accarezzi per chiuderlo, in giusta quantità, in uno scrigno. e non conosce “Ninètte” altro metodo, nella preparazione dell’impasto, che quello tradizionale e naturale, trasmesso a lei dalla mamma e dalla nonna Gaetana.

Piccoli e grandi segreti, che “Ninètte”, ha lasciato sfuggire nella foga dell’entusiasmo, qualche particolare, a non spifferare niente. Era tanto schiva, quando era intenta nella confezione delle sue farrate, molto richieste, dicevamo prima, dai palati più difficili. E’ “Ninètte Ciucchetille”, con la sua passione e la fierezza del suo segreto, ci offriva ancora un saggio di incomparabile maestria nella preparazione delle farrate, che, appena sfornate, indorate, vengono puntualmente prelevate da ghiottoni prenotatari. In tempi di estrema miseria, i “Ciucchetille”, erano soliti confezionare i “perruzze”. piccoli impasti in sfoglie dalla forma di mezza luna.

Poichè costavano meno, i “perruzze” erano preparati per accontentare i ragazzi. La farrata, rustico ultramillenario dagli ingredienti semplici delle civiltà arcaiche, mirabilmente cantata dal poeta Michele Racioppa in una delle sue più belle composizioni musicali, si inizia a preparate dalla festa di Sant’Antonio Abate fino al 3 di maggio, festività della Santa Croce.

Un’appendice la si aveva solo per i pescatori il 20 maggio, il giorno in cui finiva la pesca delle seppie. Ma le farrate profumavano le albe domenicali e ora fanno il giro delle “socie” e dei veglioni.

Lorenzo Prencipe
da: Il Corriere del Golfo del 31/01/2001

 

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