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Caso Pioltello, la Diocesi di Milano sta col preside

Caso Pioltello, la Diocesi di Milano sta col preside

«Scuola chiusa per il Ramadan, scelta adeguata alla realtà di Pioltello»

«Dal punto di vista delle motivazioni, nel particolare contesto di Pioltello, a me sembra una lettura della realtà più che adeguata». Dice così il diacono permanente Roberto Pagani, responsabile del Servizio per l’Ecumenismo e Dialogo della Diocesi che, pur «senza entrare nel merito tecnico della scelta, che, ovviamente, non compete a noi», esprime con chiarezza la sua posizione sulla controversa vicenda dell’Istituto comprensivo Iqbhal Masih – scuola materna, elementare e media – di sospendere le lezioni il 10 aprile, giorno di chiusura del mese sacro del Ramadan. L’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, non è entrato nel merito della vicenda, ma ha rilevato che «una delle cose più importanti della vita è la religione. Non so come è il regolamento delle scuole, si sospende anche a Carnevale».

La decisione della scuola è arrivata sui giornali ed è subito rimbalzata nella polemica politica, coinvolgendo in primis il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega Matteo Salvini, che ha paventato una “islamizzazione” del Paese, e il ministro all’Istruzione e Merito Giuseppe Valditara, che ha chiesto «agli uffici competenti di verificare le motivazioni di carattere didattico che hanno portato a deliberare la deroga al calendario scolastico regionale e la loro compatibilità con l’ordinamento». Anche perché, come ha osservato ancora Valditara, «le festività possono essere introdotte esclusivamente dalla Regione o dallo Stato». Ne parliamo con il diacono Pagani.

Perché ritiene adeguata la decisione del preside dell’Istituto, dedicato al dodicenne pakistano ucciso nel 1995 per il suo impegno contro lo sfruttamento del lavoro minorile?
Pioltello è un Comune nel quale risiedono cittadini di oltre 160 nazionalità e, quindi, evidentemente è uno dei luoghi, sul territorio della Diocesi di Milano, dove il tema interculturale e interreligioso è più avvertito. È chiaro che non si registri dovunque la stessa distribuzione etnica, ma, nei contesti della prima cintura attorno a Milano, questo è uno dei temi fondamentali.

In effetti, il 40% dei 1200 allievi del “Masih” è di fede musulmana e, quindi, diverse centinaia di loro quel giorno non avrebbero magari frequentato la scuola…
Ma certo. Oltretutto il preside Alessandro Fanfoni ha spiegato che la decisione è stata discussa nel maggio 2023 in una riunione del Consiglio d’Istituto. Con un numero così significativo di ragazzi che aderiscono alle proprie celebrazioni non è irragionevole usare tali momenti per costruire dei legami, invece che contrapporre mondi e visioni. È sempre meglio fare i conti con la realtà, soprattutto considerando che parliamo di educazione e di una scuola, riconoscendo la composizione della nostra società e la presenza dell’altro, mantenendone la diversità con rispetto e non avendone paura. È un lavoro prospettico nel quale si può immaginare un futuro di convivenza pacifica e civile, e non solo di tolleranza reciproca.

Questo va nel senso di quanto la Chiesa ambrosiana fa, da tempo, per il dialogo interreligioso?
Certamente. Abbiamo tante iniziative in essere attraverso le quali cerchiamo di favorire ponti e legami su cui lavoriamo da anni. Per esempio, siamo presenti per approfondire e far conoscere i temi interreligiosi in scuole elementari nel Comune di Milano. Vogliamo costruire possibilità per tutti, non solo per i musulmani, di entrare in contatto con una delle dimensioni importanti della vita di ogni uomo che è la dimensione religiosa.

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Redazione

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