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La DaD da più punti di vista. La scuola sta per finire, quest’anno l’ha fatta da padrona la DaD: è tempo di bilanci.

La DaD da più punti di vista. La scuola sta per finire, quest’anno l’ha fatta da padrona la DaD: è tempo di bilanci.

La DaD da più punti di vista.

La scuola sta per finire, quest’anno l’ha fatta da padrona la DaD: è tempo di bilanci.

Abbiamo interpellato docenti, studenti, genitori, i quali molto volentieri hanno voluto dedicarci un po’ del proprio tempo per esprimere le proprie opinioni e sensazioni, raccontare il proprio vissuto e far emergere un quadro di riferimento più completo ed esteso in merito proprio alla Dad.

Abbiamo chiesto a Maria Luisa Trotta, in triplice ruolo (mamma, insegnante e pedagogista), come valuta a fine anno scolastico la DaD, quali i punti di forza e quali le criticità

“Grazie per avermi preso in considerazione come “valutatrice” di questo nuovo modo di fare didattica, catapultato nelle nostre vite e nella nostra professione da un giorno all’altro, senza preavviso.

Io lo definirei il Big Bang del sistema istruzione. Come insegnante di sostegno di scuola primaria e come madre di una bambina che frequenta l’ultimo anno di scuola dell’infanzia, ho subìto una forte destabilizzazione iniziale per poi cominciare ad abituarmi all’idea che i nostri giorni sarebbero stati “diversi”, l’apprendimento avrebbe assunto una nuova forma con punti di criticità evidenti e anche con qualche vantaggio inaspettato e rivalutato.

Nella mia professione, durante questo lungo periodo di Dad, non ancora concluso, ho incontrato parecchi ostacoli. Seguo due bambini , uno con lievi difficoltà di apprendimento e l’altro, autistico,  con una compromissione grave di sviluppo.

Non ho potuto dare ad entrambi parità di “insegnamento”. Mentre il primo ha lavorato sostanzialmente come in classe in modo personalizzato, diversificando strumenti e risorse con un approccio alla tecnologia veloce e fruibile, per l’altro le modalità telematiche hanno aumentato le distanze e, nonostante la mia presenza fosse assidua, lo scambio era pari a zero anzi costatavo giorno dopo giorno di quanto avessi perso di ciò che avevo costruito e come fossi inerme in tale situazione.

Traendo le mie personali conclusioni, la valutazione alla DaD non può che essere negativa perché lede un diritto costituzionale molto importante, quello delle pari opportunità.

La DaD può essere utilizzata come strumento integrativo insieme ad un libro di testo, ma non DEVE essere l’unico canale di trasmissione del sapere, degenererebbe in discriminazione soprattutto per i soggetti più “deboli”.

Nel mio ruolo di mamma, inoltre, ho potuto costatare che mia figlia sentiva il bisogno costante di relazione, nonostante fosse quotidianamente  sollecitata dall’insegnante a “fare” , le mancava il contatto diretto con i suoi pari, il gioco, le emozioni dello stare insieme.  Come mamma ho provato insieme a lei sentimenti di sfiducia e non posso, anche in questo caso, che giudicare negativamente un approccio in remoto per bambini così piccoli che crescono attraverso il microcosmo del gruppo e che mettono in gioco emotività e socialità in ogni più svariata attività giornaliera.

Mi auguro si possa lavorare per fare della scuola il punto di forza del nostro Paese, la formazione si impianta in un sistema di istruzione valido e che possa dare  “chiavi di accesso” ad ogni talento per fare nuove scoperte e costruire, fin da ora, solide basi per il il futuro”.

Laura è una  bella e brava ragazza, all’ultimo anno di scuola media inferiore, molto delusa dalla DaD.
“Sono un’alunna che a breve affronterà gli esami di terza media. Quest’anno tutto procedeva come ogni anno fino a quando la mia vita da ragazza e studentessa viene stravolta da un virus, un virus con la corona in testa che non ha niente di regale, non segue nessuna norma del galateo bensì è piombato prepotentemente nella vita di ciascuno di noi togliendoci la libertà. La libertà di una stretta di mano , la libertà di un abbraccio, la libertà di incontrare gli amici e persino la libertà di andare a scuola. Sembra un controsenso ,fino a poco tempo fa la scuola era vista da me come un luogo dove eri meno libero ,perché dovevi eseguire compiti , studio, essere educato e diligente …invece non apprezzavo il suo valore. La scuola: luogo di incontro con i compagni, di contatto formale e non con i professori, di ansia prima delle interrogazioni, di imbarazzo per un rimprovero, di soddisfazione per un elogio. Quando Conte annunciò che le scuole  sarebbero state chiuse per un po’ non immaginavo che non avrebbero più aperto. Inizialmente ero felice pensando che un po’ di vacanza a Marzo  mi avrebbe fatto ricaricare un po’. Ma più i giorni passavano più saliva l’angoscia e la noia.  La scuola si è organizzata con la didattica a distanza .. volete sapere cosa ne penso.? Non mi piace per niente. I professori a parte qualcuno non l’hanno saputa gestire, poche lezioni e tanti compiti assegnati. Poca organizzazione e bye bye al programma. L’attenzione davanti allo schermo è molto scarsa, manca il contatto diretto, manca la strigliata della prof se magari ti distrai per la battuta del compagno vicino , manca la fifa dell’interrogazione, manca l’ansia del compito in classe,manca l’esultanza se il prof è assente, manca la ricreazione, la consultazione con i compagni dopo un compito in classe, manca il saputello che risponde ad ogni domanda, manca la quotidianità. Il PC è un freddo strumento che schiaccia la relazione e tramortisce l’empatia . Spero che l’anno prossimo ,sempre per fare fronte a questa emergenza ,la scuola si organizzi buttando il PC e aumentando il numero delle classi ,riducendo il numero di alunni per classe e aumentando gli insegnanti. Certo così saremo in grado di mantenere il distanziamento sociale, ma non ammazziamo la relazione e la didattica”.

Durante un piacevolissimo scambio di idee chiediamo a Maria Iaia, Dirigente Scolastico – 11 Circolo Didattico San Filippo Neri – Bari, qual è il bilancio della DaD ad ormai fine anno scolastico

La Didattica a Distanza (DAD) ha consentito in primis di mantenere la “vicinanza” con i nostri alunni, ne ha ricercato lo sguardo, la voce, l’espressione del viso, ma a distanza, dato che in presenza non era improvvisamente più possibile, e questo è stato il suo ruolo fondamentale.

La DAD ha rappresentato prima uno stravolgimento della vita della scuola, un ripensamento imprevisto e rapidissimo, un reinventarsi nell’arco di un paio di giorni, uno scoprirsi di colpo per certi versi “analfabeti digitali”, tranne pochi più esperti, una ricerca della zona di comfort con la riproposizione a distanza delle attività svolte in presenza per scoprire che esse non rivestivano più la stessa efficacia, e poi ha visto emergere una voglia di studiare, di confrontarsi, di seguire webinar su webinar con la finalità di trovare la strada giusta per raggiungere i nostri alunni.

Lo scoprirsi per certi versi inadeguati o impreparati ha fatto sì che si moltiplicassero gli sforzi del peer to peer e la solidarietà  al fine di colmare la distanza digitale con molti nostri alunni, spesso più bravi di noi; alcuni hanno vissuto difficoltà nella gestione degli incontri in video conferenza, altri hanno vinto ritrosie psicologiche di mostrare e mostrarsi sapendo che, al di là dello schermo, c’erano le famiglie e si sentivano quasi “intrusi” in casa d’altri, hanno adattato gli orari di lezione agli orari delle mamme e dei papà.

I genitori, indispensabili soprattutto per seguire i figli più piccoli e svolgere un insostituibile ruolo di mediatori, hanno vissuto “la scuola in casa” trasformandosi in sostituti e complementari degli insegnanti nei momenti in cui non c’erano le call, sperimentando le difficoltà del ruolo, riconoscendo, in moltissimi casi, il valore di ciò che spesso avevano dato per scontato, vivendo la difficoltà di coniugare gli interessi di più figli in età scolare frequentanti segmenti scolastici differenti con quelli del lavoro agile da casa dei genitori.

Il personale Amministrativo ha vissuto lo smart working, subendo difficoltà analoghe a quelle di tutti (difficoltà di connessione, mancanza di dispositivi adeguati, scarsa dimestichezza con piattaforme per le videoconferenze); i Collaboratori Scolastici si sono ritrovati a casa, senza più le piccole grandi incombenze scolastiche quotidiane; i Dirigenti Scolastici hanno dovuto mantenere ben salda la rotta di una nave in un mare in tempesta, senza avere sempre le coordinate necessarie.

Vero è che la DAD è stata una imitazione della didattica in presenza, soprattutto nel primo periodo; la relazione educativa, la prossemica sono insostituibili ed hanno un valore incommensurabile; tuttavia, ciò che di buono è emerso non è giusto che vada smarrito o dimenticato.

A mio modesto parere, non è ipotizzabile e nemmeno auspicabile un totale ritorno al passato, nel prossimo settembre. In poche settimane abbiamo tutti compiuto un enorme balzo in avanti, assimilando di colpo ed applicando ciò che più volte abbiamo ascoltato in incontri di formazione, mai concretizzatisi davvero.

Abbiamo scoperto l’efficacia delle riunioni a distanza, acquisito competenze, cercato e seguito corsi di cui non sembravamo avvertire l’esigenza ma che ci sono apparsi come indispensabili e di cui abbiamo immediatamente sperimentato i principi. 

Il prossimo anno scolastico dovrebbe vedere la DAD non in maniera alternativa alla DIP (didattica in presenza), ma complementare; coniugando sapientemente i punti di forza ed cercando di superare i punti di debolezza di entrambe le modalità, è possibile avere uno sguardo nuovo, cominciando a considerare la normalità quella che ora è stata l’eccezionalità e cercando di realizzare un sistema integrato di comunicazione e didattica efficiente ed efficace.

Non bisogna però dimenticare tutti gli studenti e le studentesse che, impotenti, abbiamo involontariamente lasciato indietro, con disabilità, con bisogni educativi speciali che non siamo riusciti a soddisfare, senza connessione o senza le competenze necessarie da parte delle famiglie per l’uso dei devices; abbiamo percepito in maniera ancora più chiara l’importanza degli investimenti sulla scuola ed in tecnologia, ne abbiamo compreso i rischi ma anche l’utilità, e questo ci spinge a chiedere con forza all’Amministrazione centrale la volontà di investire in risorse, economiche e umane.

Investire non solo sullo sviluppo della fibra, sulla connessione, sui dispositivi informatici (che devono entrare a far parte dello zaino di tutti gli studenti, come il diario o il quaderno), ma pure sul reclutamento del personale e sulla formazione, sulla riorganizzazione degli spazi delle nostre scuole, che salvo sporadici casi mostrano ancora in gran parte di essere inadatte allo sviluppo improvviso che abbiamo tutti subìto in questi mesi di distanziamento sociale e che dovranno offrire nuovi spazi di condivisione, reali e virtuali.

Il primo periodo del nuovo anno scolastico dovrà servire a ristabilire la relazione in presenza, ma contemporaneamente a vederla con occhi nuovi, a vivere la relazione stessa diversamente ma con pari intensità, a recuperare e pure ad avanzare; si prospetta una bella sfida educativa ma, come ci stiamo spesso ripetendo, dopo aver affrontato questi mesi possiamo affrontare di tutto”!

M. è una bella bambina biondissima dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia, sente la mancanza di tutto e di tutti, anche dei progetti extracurriculari e quasi per rassicurarmi mi dice:

“Maestra l’anno prossimo andrà tutto bene, ritornerà tutto normale, andremo a scuola “normalamente”.

E’ bello fare i compiti a distanza, perché tu la mattina mi mandi il messaggio, i faccio le attività e tu mi metti le stelline. Però mi mancano i miei amici, giocare e mangiare con loro, andare nell’orto e prendermi cura delle nostre piantine”.

A questo punto la telefonata si interrompe, le lacrime di M. prendono il posto delle parole…

L’esperienza di mamma Elisa

“Per quanto riguarda la didattica a distanza ci siamo trovati ad affrontare una situazione anomala alla quale non eravamo pronti, noi genitori eravamo spaventati, impauriti perché impreparati, ma la definirei un’esperienza positiva

Con la didattica a distanza le insegnanti sono riuscite con la loro presenza a ricreare l’ambiente scolastico a casa, con i messaggi mattutini quotidiani su whatsapp  incoraggiano i bambini, che pur sentendo la mancanza del contatto umano con le insegnanti, con gli amici, vengono spronati a lavorare e ciò ha fatto si che i  bambina si impegnano anche a casa

In alcuni momenti mi sono sentita in difficoltà nel seguire i miei tre figli, tutti in età scolare, da seguire quasi contemporaneamente.

Il mio pensiero spesso va alle famiglie meno fortunate, che non hanno la mia stessa possibilità, di poter usufruire del tablet , dei cellulari, del computer e della linea internet,  penso a chi non ha potuto permettere ai propri figli di continuare la didattica, questo mi rammarica tanto. Spero che a settembre si  ritorni con normalità a scuola,  con le dovute precauzioni.

Sarà difficile peri bambini che andranno per il primo anno alla primaria, si ritroveranno in un ambiente nuovo e in una situazione strana, però dovranno adattarsi, i bambini capiranno.

Mi auguro che per tutti i bambini ci sia lo stesso livello di didattica anche per quei bambini con i genitori in situazioni disagiate, perché l’istruzione deve essere di tutti, so in merito che la scuola ha messo a disposizione i tablet”

Paola, mamma di cinque figli piccoli

La prima difficoltà è stata quella di spiegare ai bambini cosa stava succedendo, il perché di non andare a scuola ,il perché non si poteva uscire , il non dare un abbraccio o un bacio ai nonni ,zii. I miei figli il primo periodo avevano un solo pensiero perché non posso andare a scuola? Cos’è questo virus? Cosa fa?Nicola in particolare era rimasto male il non vedere  gli amici e solo ascoltarli negli audio su whatsapp piangeva. Sono stati catapultati in un mondo dove si sentivano privati di essere bambini, di non uscire per paura, infatti dopo un po’ abbiamo spento i social. La nostra difficoltà da genitori era di essere in grado di farli capire,non potendo uscire più anche per una passeggiata o fare la spesa. Dico la verità ho avuto anche difficoltà a farli lavorare sui compiti o giocare,poi x fortuna sono incominciate le belle giornate e possiamo uscire fuori  visto che abitiamo in campagna e avendo la veranda grande. Speriamo a più presto di tornare alla normalità”

La DaD sta attivando dunque tutte le risorse dell’intera comunità scolastica, in un’ottica di spirito di servizio per assicurare il diritto costituzionale all’istruzione. È essenziale però che ogni studente sia coinvolto in attività significative dal punto di vista dell’apprendimento, cogliendo l’occasione del tempo a disposizione e delle diverse opportunità, fondamentali i docenti e la famiglia.

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Redazione

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