Tànne, mò e mò ca sarrà: poesie, filastrocche e canzoni nel dialetto di Manfredonia
Tànne, mò e mò ca sarrà, ovvero una sorta di ieri, oggi e domani, ma nel nostro dialetto sipontino. È questo il titolo dell’ultimo libro di Matteo Borgia, manfredoniano doc classe 1964, che nella sua terza opera letteraria ha voluto rievocare la parlata di una volta, ormai pressoché sconosciuta alla maggior parte dei ragazzi.
Personalmente, gli dico durante l’intervista, ricordo che da bambina ero caldamente invitata non solo a non parlare in vernacolo, ma anche a non utilizzare termini dialettali, perché davano quasi l’impressione di sporcare l’italiano. Un modo di fare diffusosi negli anni ’70 ed ’80 che purtroppo ha quasi cancellato il dialetto sipontino dalla parlata quotidiana.
Ascoltare oggi il dialetto di Manfredonia o leggerlo, ad esempio grazie al libro di Matteo, è un tuffo indietro nel tempo, ma non solo. Riporta in mente i sapori e gli odori di una città che in quelle parole traduceva se stessa.
‘Tànne, mò e mò ca sarrà’ è una raccolta di poesie, filastrocche, storielle, canzoncine e ninnenanne, alcune divertenti, altre emozionanti e molto personali, tutte scritte dallo stesso Matteo nell’arco di un ventennio. “Il maestro Giuseppe Antonio Gentile, con il quale ho condiviso la passione per le cose di Manfredonia, leggendo alcuni dei miei componimenti giovanili mi spronò a scrivere dei testi dialettali per gli studenti sipontini. Aveva in animo di pubblicare una specie di sussidiario in dialetto da affiancare ai tradizionali testi didattici”, spiega Matteo. E il maestro Gentile, è bene sottolinearlo, è un importante e prolifico autore di Manfredonia che a giusto titolo si può considerare tra le pietre miliari per lo studio della storia e delle tradizioni sipontine.
Ma oggi il dialetto c’è o è scomparso? “La lingua cambia nel tempo e non resta mai uguale a se stessa – risponde Matteo – La lingua di Manfredonia aveva fino a qualche tempo fa una ricchezza di vocaboli incredibile! Inoltre, c’erano differenze nella parlata tra le varie categorie (pescatori, agricoltori, ecc) e anche nei quartieri, dove questi lavoratori si concentravano”. Insomma, il dialetto, a seconda delle sue peculiarità e dei suoi lemmi, racconta un certo momento storico della città, come una fotografia viva.
“A volte mi sorprendo a sognare in dialetto, la lingua madre con cui si formavano i nostri pensieri o con cui abbiamo comunicato sentimenti ed emozioni da bambini”, confessa Matteo Borgia, che da qualche anno si è trasferito a Foggia per lavoro. Ecco allora che il suo libro vuole essere un modo per far riaffiorare una parlata che si rischia di dimenticare e che nelle sue contaminazioni ed inflessioni trasuda una ricchezza culturale piena di vita vissuta.
Ci sarebbe ancora tanto da dire e da scrivere, ma lasciamo ai lettori la voglia di scoprire e ripercorrere storia e tradizioni della nostra città in un percorso inedito e vivo, con un libro che ci parla del passato, riflesso nel presente e proiettato nel futuro: Tànne, mò e mò ca sarrà (acquistabile su Amazon cliccando qui).
di Maria Teresa Valente