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Mattarella ha sciolto le Camere. Subito al voto anticipato il 25 settembre

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Dopo lo strappo di ieri al Senato, sono arrivati oggi i titoli di coda di questa legislatura. Il punto finale dopo ben tre Governi diversi dal 2018 a oggi. Sergio Mattarella, dopo aver incontrato Roberto Fico e Maria ElisabettaCasellati, ha rincontrato al Quirinale il presidente Mario Draghi e ha sciolto le Camere. Ai sensi dell’articolo 88 della Costituzione ha firmato il decreto di scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Seputati, che è stato controfirmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri.

Subito dopo Mattarella ha parlato, per la prima volta dopo questa crisi, al Paese. “Ho firmato il decreto di scioglimento delle Camere, affinché vengano indette nuove elezioni entro 70 giorni. Lo scioglimento è sempre l’ultima scelta da compiere, particolarmente se, come in questo periodo, davanti alle Camere vi sono molti importanti adempimenti da portare a compimento nell’interesse del nostro Paese. Ma la situazione politica che si è determinata ha condotto a questa decisione”.

Mattarella ha ribadito che non ci possono essere pause in un momento del genere. “Ho il dovere di sottolineare che il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e, in particolare, dell’aumento dell’inflazione che, causata soprattutto dal costo dell’energia e dei prodotti alimentari, comporta pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese”. Poi la raccomandazione ai partiti per una campagna elettorale seria e responsabile. “Mi auguro che – pur nell’intensa, e a volte acuta, dialettica della campagna elettorale – vi sia, da parte di tutti, un contributo costruttivo, riguardo agli aspetti che ho indicato; nell’interesse superiore dell’Italia”.

Fra poco il Consiglio dei ministri potrebbe varare un decreto con la data delle elezioni, lo stesso che sarà presentato da Draghi e dal ministro dell’Interno, Luciano Lamorgese, al Presidente Mattarella. Ci sarebbe, comunque, la volontà di anticipare la chiamata alle urne. Tre le date preferite: 18 settembre, 25 settembre o 2 ottobre. La data del 25 settembre dovrebbe essere quella indicata da tutti. In molti avevano sottolineato il problema della ricorrenza del Capodanno ebraico, ma questa mattina l’Unione delle comunità ebraiche italiane hanno fatto sapere che tute le festività cominciano al tramonto; quindi, tutti i cittadini italiani di fede ebraica avranno il tempo e il modo per partecipare al voto. 

Il 2 ottobre, secondo i più informati, è la data da escludere. Un voto ad ottobre, infatti, diventerebbe proibitivo per il nuovo Governo e per il nuovo parlamento, in difficoltà per varare in tempo la legge di bilancio. Quella del 18 settembre, soprattutto per i partiti, rappresenterebbe una data troppo ravvicinata. Ci sarebbe il problema delle liste da progettare, compilare e consegnare. Il tempo gioca a sfavore: con il voto il 18 settembre le liste dovrebbero essere consegnate poco prima del 20 agosto, dunque meno di un mese. Troppo poco tempo per arrivare a questo momento sanguinoso e difficile di ogni campagna elettorale. 

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