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Le precisazioni dei lavoratori della Manfredonia Vetro

Domenica 10 giugno gli operai della Manfredonia vetro si sono riuniti in assemblea unitaria per decidere su l’approvazione o meno dell’accordo di riconciliazione dell’articolo 47 per la cessione del ramo di azienda da parte della Sisecam.

Per comprendere meglio la dura scelta che hanno dovuto affrontare i lavoratori è doveroso fare alcune precisazioni.
La procedura, è stata aperta l’ultimo giorno utile prima della scadenza dei termini di legge per il passaggio di proprietà dell’azienda in seguito all’aggiudicazione dell’ asta dello scorso mese di aprile.
Da subito le organizzazioni sindacali si sono adoperate nella richiesta dell’incontro con la società ed il primo incontro avvenuto il 30 maggio.

In quell’incontro le proposte sul tavolo erano 60 dipendenti subito ad esclusione degli impiegati e il resto a necessità dopo il primo gennaio 2019. Ovviamente in quella sede i sindacati riscontrata l’enorme difficoltà nell’affrontare la discussione hanno chiesto in maniera irrituale di spostare il tavolo a livello regionale, alla presenza del presidente della task force dott. Caroli, incontro che si è tenuto il 2 giugno ultimo scorso dove all’apice della discussione è risultato il fatto che la società non si è voluta formalmente impegnare con la regione per il rifacimento del forno fusorio, che è segno di garanzia per il rientro di tutti i lavoratori in forza alla Manfredonia vetro di fronte a questa decisione la Regione ha deciso di abbandonare il tavolo.

A Valle del fatto che la regione ha abbandonato il tavolo e dopo essere emerso il rilancio da parte della concorrente, fondo di investimento Elliott, la società ha presentato un accordo con un approccio più morbido e frettoloso, che consisteva in 60 dipendenti subito il resto assunto dal primo gennaio con richiesta di cigs, cigs che dovrebbe essere poi approvata dal ministero.
Improvvisamente la società ha dato una accelerazione Affinché si concludesse la discussione dell’articolo 47 Infatti secondo la legge la procedura doveva concludersi il 18 giugno improvvisamente quando è emersa la possibilità che il giudice prendesse in considerazione il ricorso della concorrente hanno tagliato di 7 giorni i tempi minimi di discussione dell’articolo 47 costringendoci a riunirci di domenica pomeriggio il tutto organizzato tra un weekend di fuoco.

Alla fine di tutti gli incontri ai lavoratori è stata prospettata la seguente proposta 60 dipendenti subito assunzione per 15 giorni full time dal primo gennaio per tutto il resto per poi chiedere sempre la cassa integrazione ovviamente anche in questo caso la società non ha voluto garantire al livello regionale il piano industriale e questo è un punto cardine al quale I lavoratori non hanno voluto far deroga.

Ora teniamo a sottolineare che nell’assemblea è stata praticata una dura scelta ma scelta Inevitabile di fronte al fatto che la sissecam imperterrita continua a non dare garanzia sulla ricostruzione del forno fusorio e nonostante il duro momento non è stato certamente semplice rifiutare l’offerta di sisescam che comunque non garantiva l’occupazione a lungo termine nel territorio.
Con questo comunicato intendiamo esprimere le ragioni che ci hanno indotto a prendere una decisione così dura, scelta che non è stata semplice ma supportata dal fatto che dal 11 dicembre 2014 il nostro unico obiettivo è la ripartenza del forno, elemento che permetterà a 200 famiglie del territorio, all’unico stabilimento del sud Italia e ad una provincia martoriata dalla disoccupazione di rivedere quella luce in fondo al tunnel che stiamo raggiungendo, intendiamo rigettare al mittente le accuse di aver rifiutato un’opportunità per noi quella della sisecam, così come c’è stata presentata, più che un’opportunità non indicava un programma che conduceva alla ripartenza dell’intero sito.
Riteniamo che l’offerta di sisecam pur essendo concreta in termini finanziari oscurava le speranze, dei lavoratori, di una concreta ripartenza del forno fusorio, trasformando si in questo caso i nostri sogni in incubi.

Ringraziamo tutte le parti politiche e sindacali che non sono state indifferenti alle esigenze dei lavoratori e hanno semplicemente auspicato le soluzioni più opportune per il territorio e per i lavoratori che da 42 mesi si battono per il lavoro e la dignità.

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Redazione

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