Economia

Guerra in Ucraina: quali potrebbero essere i risvolti economici in Puglia

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Il precipitare della situazione in Ucraina rischia di avere conseguenze pesanti anche sull’economia pugliese. Non solo sul fronte dell’export, già ridimensionato negli ultimi anni a causa delle sanzioni economiche imposte alla Russia dal 2014, ma soprattutto per quanto riguarda le importazioni, con volumi d’affari importanti destinati a ridursi drasticamente almeno nel breve e medio periodo.

Secondo una elaborazione dell’Ufficio studi di Unioncamere Puglia sulla base di dati Istat, nel 2019 (l’anno prima della pandemia), la Puglia aveva un totale di 117 milioni di euro di importazioni dall’Ucraina e di 12 milioni di esportazioni verso Kiev, mentre importava beni per 452 milioni di euro dalla Russia, esportandone per 66. Dati in lenta ma costante crescita negli ultimi anni anche se, in particolare per quanto riguarda i rapporti con Mosca, di gran lunga inferiori rispetto alle potenzialità aperte prima dell’inizio delle tensioni con l’Ucraina e le misure restrittive imposte dall’Unione Europea. Lo scenario A pesare, sul fronte delle importazioni, sono soprattutto i prodotti agricoli (per oltre 63 milioni di euro dall’Ucraina e 14 milioni dalla Russia) e quelli alimentari, comprese bevande e tabacco (che avevano fatto segnare 41 milioni verso l’Ucraina). Inutile ricordare, sotto queste voci, il grano e in genere i cereali per soddisfare i bisogni dell’industria della pasta e dei prodotti da forno pugliesi. Per avere una idea, secondo Coldiretti, dai porti ucraini arrivano ogni anno in Puglia 25 milioni di tonnellate solo di grano tenero. La fetta più importante di importazioni, dalla Russia, riguarda però i prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere: 252 milioni di euro, a cui vanno ad affiancarsi 164 milioni di metalli di base e prodotti in metallo. Sul fronte esportazioni, invece, gli interessi maggiori sono con la Russia. Solo nel settore farmaceutico le aziende pugliesi inviano a Mosca beni per 22 milioni di euro, mentre altri 10,5 milioni arrivano dall’esportazione di prodotti tessili e abbigliamento. Un altro settore produttivo pugliese che ha interessi importanti (oltre 9,5 milioni) è quello dei macchinari. L’agroalimentare si era attestato, nel 2019, a poco più di 4 milioni. Un giro d’affari che però già risentiva, come detto, delle sanzioni. Il manager «La situazione peggiorerà non solo per le imprese ma anche per le famiglie – commenta il direttore generale di Unioncamere Puglia, Luigi Triggiani – a causa dell’aumento del gas che arriva dalla Russia.

Se scoppia davvero la guerra potremmo andare incontro a una grave crisi energetica perchè anche le nostre riserve strategiche dovrebbero essere messe a disposizione. Inevitabilmente salirà il prezzo di altre materie prime come il grano, per cui dipendiamo dall’Ucraina, ma i risvolti negativi saranno anche per le esportazioni. Nel 2011 eravamo arrivati a un +111% di export, un trend continuato fino al 2014 quando ci sono state le sanzioni. Per capirci non possiamo più esportare nè mozzarelle nè ortofrutta e quindi il sistema regionale è già stato fortemente penalizzato. La Puglia è stata già molto danneggiata perchè stava costruendo un rapporto con le grandi reti di distribuzione russa e avevano iniziato a esportare dagli agrumi di Palagiano all’uva. Ora – conclude Triggiani – di sicuro si andrà incontro, nella migliore delle ipotesi, a sanzioni ancora più dure. Dopo la pandemia, insomma, non ci voleva la guerra».

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Redazione

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