Storia

“Era di domenica mattina l’usanza della passeggiata, per il corso con i vestiti nuovi ci dava contentezza”

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Manfredonia – ERA una domenica mattina ..quando mio fratello Lello più grande di me e dell’altro fratellino Lorenzo decise di portarci in villa, era così che si usava allora. Ricordo la mamma ci preparava per bene con vestiti lucidi e nuovi,ci affidava alle mani di Lello che ci portava in giro anche giù al castello vicino al mare. Ero contento per il Corso Manfredi, dove la gente era tutta naturale, si parlava di cose paesane fatterelli , discorsi con vocaboli in dialetto, personaggi un po’ particolari della città..era una vera gioia sentire quel profumo dell’aria festiva che non s’andava a scuola e le campane suonavano avvolte con una stonatura dovuta al campanaro,perché basso non arrivava alla corda e veniva tirato su dalla forza delle campane ..le sbirciate nella piccola chiesa Santa Maria Stella.

Mio padre stava sempre seduto accanto lì alla sedia del Bar che aveva il nome della parrocchia bevendo caffè col giornale in mano, ci ripassava con lo sguardo con un lieve sorriso, con una gamba sull’altra accendeva una sigaretta. Era vestito di grigio, con una papalina blu scuro in testa.

Dava sempre confidenza a tutti con le sue parole comiche(a pensarci oggi quel luogo era davvero un posto di sole giallognolo) … la gente riversata per strada vestite alla buona nella via di Arco Boccolicchio,facevano affari e chiacchiere, le anziane comare sedute per strada alle sedie di paglia confezionavano canestri di giunchi, mentre gli anziani leccavano le cartine col tabacco per farsi una sigaretta e usavano bere qualche bicchiere di vino della cantina da segnare sul libretto. Insomma era la zona primordiale della prima popolazione di Manfredonia. Non riuscivo a capire perché le persone di quella zona non erano viste troppo bene,semmai a dire il vero era giudicate un pò male forse perché litigavano di frequente, era il luogo però della straordinaria eccellenza paesaggistica che portava fino alla piazzetta del panorama del porto,della gran bella visione del nostro caro Golfo.

Non è che fosse degradato, ma in alcune famiglie circolava un po’ d’ ignoranza e anche un po’ di sporcizia se così si può dire ..ma era la nascita della mia gente quella sipontina proprio quelle che costituiva la nostra vita . Oggi queste strade sono pieni di locali e hanno rotto in certo senso la storia e la pace facendo di quell’area un’ accozzaglia di locali stordendo i piccoli vicoli e rompendo la voce di quell’aria particolare di sentimento di un mondo antico. Mi stupisce ancora quello che non ha la gente che gestisce i locali e cioè alcun rispetto per gli abitanti . In quella via sono rimasti ancora gli avvallamenti e le inquietudini … oggi è la terra del dominio dell’uomo arrogante che vive di egoismo totale : mentre allora la povertà aveva una faccia scura di sopportazione..quasi in tutte le famiglie aspettavano che si alzasse quella polvere che le assopiva nelle giornate rassegnate, restava quel buonumore del mare che li cullava nella quiete di un silenzio dove l’unico rumore era quello delle barche e di quei pochi sopravvissuti carrettieri ..mentre le macchine si contavano con le punta delle scarpe e il Comune dava le vaccinazioni a zollette di zucchero per i più piccini.

 di Claudio Castriotta

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Claudio Castriotta

Poeta, scrittore e cantautore - già collaboratore con riviste di Raffaele Nigro e del docente universitario Daniele Giancane. Il miglior piazzamento ad un premio letterario è avvenuto a Firenze con un libro dedicato ai più emarginati di Manfredonia: secondo posto alle spalle del grande scrittore cattolico Vittorio Messori. Il suo primo maestro è stato Vincenzo Di Lascia, il vincitore al premio Repaci di Viareggio del 1983. Come musicista si è esibito con il cantautore Marco Giacomozzi, vincitore al Premio Tenco, nelle zone della Liguria, esattamente in prov. di Savona ad Albissola Marina . Poi in seguito dopo varie esibizioni in Toscana con altri autori, interrompe i tour per motivi di salute.

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