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“I ceci di Padre Pio”

«… Mi sento fortunato perché ho conosciuto il Santo dei tempi nostri, padre Pio da Pietrelcina. Ho affidato a lui molte volte la mia confessione … Gli ho parlato, ho scherzato fraternamente con lui ed ho partecipato abusivamente anche alla comunione dei suoi … “beni”.» Così racconta l’autore del libro “I Ceci di Padre Pio” (edito da Andrea Pacilli Editore), ossia padre Francesco Taronna ofm, attualmente residente al santuario di San Matteo a San Marco in Lamis. I ricordi del “suo” Padre Pio vanno dal periodo in cui padre Taronna era seminarista a San Matteo fino al periodo della propria maturità di uomo e di sacerdote che coincide con la morte del Santo.

Il titolo è “I Ceci di Padre Pio” ed il libro (disponibile in tutte le librerie italiane distribuito da Messaggerie) raccoglie in una prosa leggera ma sapiente ricordi, aneddoti e riflessioni aventi a soggetto la frequentazione dell’autore con il santo di Pietrelcina fino alla dipartita di quest’ultimo.

Si tratta, come recita la quarta di copertina, di “ricordi faceti ma seri di un periodo indimenticabile della vita di un giovane frate francescano, attorno alla frequentazione con un Padre Pio tanto umano quanto santo, fra “ceci”, “agnelli”, riflessioni e meditazioni; guidati dal buon senso e dalla misericordia, sotto l’ombrello della Divina Provvidenza”.

Padre Francesco è riuscito a raccontare l’umanità e la santità di Padre Pio con una scrittura divertente e profonda, assolutamente lontana dal rischio della agiografia e parimenti distante dall’altro rischio del fanatismo. Il flusso del racconto e del pensiero dell’autore mostrano un periodo di comunione indissolubile fra le comunità di frati minori e cappuccini, un periodo che ospita eventi simpatici ed epici, di rapporti davvero fraterni fra i “monacelli” di San Matteo a san Marco in Lamis e Padre Pio; il tutto consente di rappresentare la santità di San Pio come elemento integrante della sua umanità, e viceversa. Se, dunque, da una parte i “ceci” facevano parte dei “beni” che i monacelli sottraevano a Padre Pio per puro spirito di “comunione”, e dall’altra qualche volta l’autore indulge alla melanconia del tempo passato, senz’altro padre Francesco dichiara quanto il rapporto con Padre Pio sia stato importante per la maturità del suo animo, della sua fede, del suo sacerdozio (anche quando i ricordi, a volte, diventano dolorosi) e della Chiesa tutta.

Il testo di padre Taronna riesce nell’impresa, fra l’altro, di veicolare informazioni storiche, di carattere religioso, ed anche teologico, sulla comunità francescana e sulla storia della Chiesa cattolica, ammantando il tutto con l’artificio della digressione e della novella.

Ecco un passo ironico ed emblematico del testo di padre Taronna: «I dispetti, tra noi frati francescani, sono all’ordine del giorno. Non per cattiveria, ma, così perché ci vogliamo bene e per sentirci meglio in famiglia e riassaporare quel clima di “casa nostra” temporaneamente messo da parte quando, per seguire la vocazione alla Vita religiosa, lasciammo la chiesa domestica dei nostri genitori.»

E poi un divertentissimo aneddoto: «Giuseppe, in uno degli incontri prima di Pasqua … chiese a Padre Pio come avrebbe potuto fare per contentare la sua numerosa famiglia circa il desiderio di mangiare carne di agnello il giorno di Pasqua. Padre Pio gli rispose che sarebbe stata una buona cosa affidarsi alla divina Provvidenza. […] A Pasqua, mentre però questo pensiero sulla divina provvidenza si allontanava … notarono qualcosa sulla strada che somigliava ad un agnello. Un agnello, di ritorno dal macello … era rimasto in mezzo alle erbe sul selciato in attesa di qualcuno che si prendesse cura di lui. La provvidenza ci aveva pensato! […] L’accaduto provvidenziale fu riferito a Padre Pio, il quale senza scomporsi, come chi era già a conoscenza del fatto, chiese: “E’ stato almeno saporito?”»

Il volume, distribuito a livello nazionale da Messaggerie, è disponibile in tutte le librerie ed edicole.

 

“I Ceci di Padre Pio”

Andrea Pacilli Editore

120 pp, 9,90 euro

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Redazione

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