Attualità Capitanata

“L’epilogo di Manfredonia”

Doveva essere la campagna elettorale per analizzare e proporre la città del futuro, ma si è invece trasformata nella più squallida campagna di diffamazione e mistificazione mai vista prima, condotta magistralmente dai i soliti nani della politica, con il solo fine di confondere e ghettizzare il confronto sulle questioni programmatiche.

Uno spettacolo indegno di una città come la nostra, che continua a nutrirsi di odio, bugie e falsità di ogni tipo, dove ognuno si preoccupa di raccontare il suo punto di vista senza mai porsi il problema della fondatezza dei propri racconti.

I tre temi fondamentali, mafia e organizzazioni criminali, conti e risorse per fare le cose promesse, futuro e sviluppo della città, sono stati affrontati come inutili slogan elettorali, con incredibili strafalcioni e grande improvvisazione. Non si può sottacere l’approssimazione riservata al tema più eclatante che ha colpito la città negli ultimi anni, ovvero quello dello scioglimento per infiltrazioni mafiose, affrontato nei confronti elettorali in maniera insulsa e sulle chat con video anonimi finalizzati a demonizzare l’avversario, ma guardandosi bene dal nominare anche una volta soltanto il nome di un clan o presunto tale. In Italia ogni mese si assiste allo scioglimento di un consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, uno strumento nato come forma di prevenzione, che sta rendendo ancora più profondo il divario tra la gente ed il Palazzo, tra i cittadini e la politica. A Manfredonia nessuno ha voluto confrontarsi su questo tema, nessuno ha aperto la porta alla città, ma è accaduto quello che non doveva accadere, le forze politiche e le liste civiche più rappresentative si sono lasciate condizionare dalla corsa al voto, al candidato più forte, senza porsi il tema della selezione della classe dirigente, con lo straordinario risultato di ritrovarsi eletti consiglieri che non avranno nessun obbligo di rappresentanza politica, ma l’obbligo di considerare i gruppi di interesse che li hanno eletti. E, purtroppo, è spesso proprio in questi gruppi si potrebbe nascondere la criminalità organizzata, come ampiamente accertato in altre relatà.

Evidentemente ai tanti sfugge che per sciogliere un Comune non è necessario l’accertamento di reati, ma è sufficiente che emergano rapporti, relazioni o frequentazioni con soggetti affini alla criminalità organizzata, anche a prescindere dal fatto che i politici abbiano voluto assecondare le richieste mafiose.

Occorre ricordare, ad esempio, che decine di Comuni, dopo essere stati sciolti per mafia una prima volta, tornano ad esserlo per la seconda e, in alcuni casi, anche per la terza volta. Tra le cose dimenticate dai contendenti c’è il tema della burocrazia comunale, lo “Stato” si è preoccupato di allontanare il ceto politico, ma ha lasciato fermi al proprio posto i dirigenti, chiamati alla gestione concreta della macchina amministrativa. Nessun sindaco può prescindere dal loro operato, nessun atto può essere sottratto alla loro competenza. Spesso in uffici a “rischio” il dirigente si trova a fungere da “cerniera” tra il consenso del politico e la pressione del mafioso. Se il Governo ha scelto di sciogliere il consiglio comunale di Manfredonia, ritenendo valida la narrazione del Prefetto di Foggia, se la giustizia amministrativa direttamente dipendente dal Governo, in tutti i gradi di giudizio, ha ritenuto valide le supposizioni che hanno portato allo scioglimento, nessuno può prescindere dalle 365 pagine rilasciate dalla commissione di accesso. Chi fa finta di non capirlo si ritroverà a pagare un prezzo altissimo per sé e per tutta la comunità.

Io credo che la norma vada profondamente rinnovata, anche perché il procedimento è esclusivamente inquisitorio

La Commissione Antimafia ha proposto di inserire nell’ordinamento la cosiddetta “terza via”, un’alternativa per i casi meno gravi di condizionamento mafioso dell’ente locale e che si situa nel mezzo tra l’archiviazione e lo scioglimento. “Nelle situazioni per così dire borderline si potrebbe pertanto ipotizzare la nomina di una commissione di affiancamento che accompagni l’ente nel suo percorso di risanamento e faciliti l’adozione di tutte le misure idonee, senza che l’ente locale debba essere necessariamente commissariato e affidato all’amministrazione temporanea di funzionari dello Stato” si legge nella relazione dell’Antimafia.

Finché non ci convinciamo che non serve l’antimafia professionale, non riusciremo mai più a riprendere in mano la lotta alla mafia, al malaffare alla criminalità reale ed organizzata sul territorio. Sono quelle che esistono, che operano, che si organizzano, che inquinano l’economia e la vita civile. Per riprendere questa battaglia bisogna avere il coraggio di dire che l’antimafia professionale si trova nelle Procure, nei partiti e soprattutto nel giornalismo, e che l’uso dell’antimafia come strumento per lotte politiche di potere è un atteggiamento devastante per la società, più o meno come lo è l’atteggiamento della mafia. Per combattere il sistema mafioso serve l’attività seria della magistratura e degli organi investigativi, serve incidere sul patrimonio dei mafiosi, ottenere le prove per metterli definitivamente alla sbarra, questo serve. Non serve etichettare vergognosamente come mafiosi gli amministratori, non serve timbrare con il fuoco un’intera comunità, con la conseguenza di creare la desertificazione economica di un intero territorio. Quale imprenditore, italiano o straniero, penserà mai di investire in un territorio dove la narrazione spesso fantasiosa lo ha decretato come mafioso con tanto di timbro del Governo Italiano?

Oltre due anni è durato il commissariamento per mafia del Comune di Manfredonia. Quella che era una stanza aperta, sotto il controllo dei cittadini, dell’opposizione politica e della società civile organizzata, è diventata una stanza buia. Nulla è trapelato in questi anni, se non rari comunicati autocelebrativi dei rappresentanti del Governo, nessuna discussione sulla loro presenza e sulla loro attività è stata possibile aprire nella città. Ci sono stati inviati uomini o già oberati da altri gravosi impegni d’ufficio o senza neppure verificarne la idoneità e l’attitudine al governo di un Ente. Commissari presenti al Comune solo per uno-due giorni la settimana. Un Comune commissariato non è un luogo per il tempo libero: bisogna starci sette giorni su sette. Servivano commissari con propensione al dialogo ed al confronto con i cittadini. Tutto questo ha mortificato il confronto e la politica opportunisticamente si è sottratta dallo svolgere il suo ruolo, mentre questi signori si sono permessi di aumentare la TARI, per ben tre volte, nell’indifferenza di una città che in altri tempi, opportunamente strumentalizzata, faceva le barricate anche per l’aumento di pochi centesimi.

Sul tema più delicato del Bilancio, nonostante l’approvazione del Piano di riequilibrio pruriennale, comunicata con lettera in data 15.02.2021 dal Ministero dell’Interno alla Corte dei conti Puglia, nulla è stato detto. Così come nulla è stato detto sui ritardi dell’approvazione definitiva del piano, che hanno avuto irrimediabili ripercussioni sulla possibilità del Comune di attingere ai fondi straordinari messi a disposizione dal Governo per gli enti in pre-dissesto, che avrebbero facilitato il rientro economico del piano. Il Comune di Margherita di Savoia ha ottenuto, con una popolazione di gran lunga inferiore alla nostra, circa 4 milioni di euro.

Nulla, inoltre, è stato detto ed è stato fatto sul piano di riequilibrio e sulle misure previste. Dalla lettura emerge chiaramente che del piano non si è data alcuna attuazione, i risultati positivi sono relativi ad entrate straordinarie del bilancio, rinvenienti in parte e non solo da economie per minori servizi effettuati nel periodo della pandemia. Sulla parte caratteristica del bilancio restano tutti i limiti, più volte sottolineati dalla Corte dei Conti.

A tutto questo bisogna aggiungere che, nonostante i poteri tutti riassunti nelle mani dei commissari, nulla è stato fatto sull’organizzazione della macchina amministrativa. Per non parlare dei nuovi concorsi: dopo due anni si sono partoriti bandi pasticciati, più volte revocati, dimostrando un’approssimazione disarmante. La politica degli organi collegiali, del confronto esasperato, delle mediazioni, avrebbe fatto di gran lunga meglio.

Cosa dire dell’ASE? Nonostante l’aumento della Tari, il servizio ha perso punti percentuale nella raccolta differenziata e si è dimostrato inefficace e disorganizzato come mai nel passato. Per non parlare degli obblighi di trasparenza degli atti amministrativi più volte disattesi.

Sarebbe il caso di capire che fine hanno fatto alcune delle progettazioni finanziate dalla precedente amministrazione, quali attività sono state messe in campo e come mai, dopo due anni, nulla si sa sulle seguenti opere:

Recupero e consolidamento Fabbriche Ex Convento San Francesco 2 Stralcio € 673.913,00

Parcheggio pubblico a servizio del Parco Archeologico e della Basilica di Siponto € 1.189.473,35

Io sono Gargano – Progetto Strategico integrato di valorizzazione culturale€ 300.000,00

Progetto per la demolizione e ricostruzione del Ponte in Via Cervaro-Vallecola S. Lazzaro€ 1.073.614,16

Riutilizzo acque reflue civili – impianto di depurazione di Manfredonia (FG) € 6.393.200,00

SIN MANFREDONIA Completamento delle bonifiche di aree pubbliche€ 15.000.000,00

Rigenerazione urbana interventi finalizzati alla rigenerazione urbana di aree del comune (palazzo comunale, cappella maddalena, chiostro san Francesco, lama scaloria).€ 5.000.000,00

Progetto riduzione del rischio idraulico di Manfredonia, con particolare riferimento a Sipontostudio di fattibilità affidato dal comune di Manfredonia.€ 25.000.000,00

Treno-tram. Collegamento Manfredonia Foggia e recupero fronte mare.€ 50.000.000,00

Condotta fognaria litorale Sud e reti idriche villaggi della Riviera€ 20.000.000,00

Troppe le cose non fatte dalla Commissione Straordinaria, dalla bonifica della macchina amministrativa alla demolizione degli edifici abusivi, temi più volte richiamati negli atti che hanno portato allo scioglimento. Una cosa molto semplice e significativa si poteva e doveva fare: per il memorial a Falcone e Borsellino, che la mia amministrazione decise di collocare in Piazza Europa, dopo due anni ed i lavori iniziati con molto ritardo, è ancora un cantiere a cielo aperto. Sarebbe bello ripartire simbolicamente da quella piazza che oggi è ancora un cantiere, con l’inaugurazione di quel memorial a due magistrati che hanno interpretato al meglio la lotta alla mafia. Sarebbe un bel segnale.

Ho l’amara e netta sensazione che siamo stati fermi per oltre due anni, mentre lo sviluppo ed il futuro passano attraverso la capacità di riprendere un cammino bruscamente interrotto dalla decisione di un Governo, in un momento delicato per tutti noi. Non può sfuggire a nessuno che la pandemia ha da una parte alleggerito il peso delle norme in materia di amministrativa, dall’altro ha reso più vulnerabile il tessuto sociale, in una città pesantemente segnata come tutte le città del Sud.

Il prossimo sindaco è chiamato a svolgere, nella condizione che ho brevemente descritto, un ruolo decisivo, non solo per rimettere insieme i pezzi di una comunità lacerata e disorientata, ma soprattutto per dare una visione chiara di sviluppo.

Non c’è il tempo per inventarsi cose nuove e straordinarie, c’è la necessità di ripartire da tutto quello che è già in piedi e che ha bisogno di camminare. C’è la necessità di recuperare i due anni persi e di progettare la Manfredonia del futuro.

La nostra città può cogliere tutte le risposte che vuole, se si mette intorno ad un tavolo utilizzando le risorse migliori per essere pronti a cogliere le occasione dei fondi del PNRRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Il prossimo Sindaco consideri l’idea di assumere con progetti mirati un centinaio di giovani capaci, pronti a mettersi in gioco per la propria città. Questa non è propaganda, ma ciò che succede in tante altre città che potremmo prendere come modello. Sono sicuro che, eliminati alcuni soggetti vecchi e nocivi sul piano politico, si potrà pensare ad un confronto civile e costruttivo tra tutti gli attori chiamati a fare la propria parte per i nostri figli e per Manfredonia.

Il negozio dell’antimafia ha la sua vetrina, ma anche un retrobottega. In vetrina è esposto il capo fine e nobile della lotta alla mafia, mentre nel retrobottega è stipata la mercanzia grossolana comunemente usata nella lotta alla mafia. Non è proprio vero che il fine giustifica i mezzi. Accade invece che i fini più nobili, idee sacrosante siano pregiudicati e distrutti dai mezzi sbagliati usati per conseguirli. Noi siamo impegnati a scongiurare questa tragica eterogenesi dei fini che si rivelano l’opposto rispetto agli scopi originari. Siamo convinti che sia possibile! Che sia possibile combattere la mafia senza minare i principi dello Stato di Diritto e i diritti umani fondamentali. Che sia possibile prevenire il crimine senza distruggere il lavoro, la vita delle persone e delle imprese. Che sia possibile evitare l’infiltrazione mafiosa nella vita democratica senza annullare il voto e la partecipazione dei cittadini alla vita democratica.

💙 Associazione “Nessuno tocchi Caino

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Comunicato Stampa

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