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Intrecci di vite: l’arte del cucito tra passato e futuro. L’intervista di ManfreChef

Per la nostra rubrica Generazioni a confronto abbiamo deciso di intervistare Lucia e Lena, due storiche sarte di Manfredonia, e Carmen, una giovanissima ragazza, nostra concittadina, che studia moda a Foggia. 

Quello del sarto è un mestiere antico, che richiede versatilità, pazienza ed estrema precisione. Nell’era del digitale è un mestiere che di fatto è cambiato radicalmente, divenendo ancora più articolato e complesso rispetto ai tempi della bottega di fiducia nel quartiere. Oltre alla qualifica professionale che attesta le abilità del mestiere, oggigiorno è necessario possedere altre competenze, quali: senso artistico, abilità comunicative anche attraverso i social e quindi competenze digitali ed organizzative, teamworking, ed estrema intraprendenza. Con il mutare delle competenze pratiche, sono mutate anche le finalità del sarto e le esigenze di quest’ultimo, oltre che dell’acquirente, come si può evincere dalle domande e dalle risposte di seguito riportate:

M: Come mai avete iniziato a fare questo mestiere?

S: è un mestiere che abbiamo ereditato: i nostri genitori vendevano e confezionavano abiti da uomo. Abitavamo di fronte alla chiesa del Carmine. Eravamo sei figli, quattro femmine e due maschi. I maschi dovevano studiare, mentre per quanto riguarda noi, a 10 anni siamo andate a “imparare il mestiere” da una sarta, che però faceva svolgere alle ragazze apprendiste anche i lavori domestici come pulire i pesci, lavare i piatti e” fè a puluzzuje” (“fare le pulizie di casa,” nettare”). Lavoravamo dal pomeriggio dopo pranzo fino alla sera, a volte anche tutta la notte.                  Poi Lia, nostra sorella maggiore, si è messa in proprio, portando con sé anche le altre sorelle e ognuna si è specializzata in qualcosa: Lia in abiti da sposa, l’ultima sorella in ricamo (aveva anche una macchina da cucire Singer!) e Lucia in vestiti per bambini. Poi siamo state noi ad “insegnare il mestiere” alle ragazze. Pensiamo di essere l’ultima generazione di sarte.

M: Avete mai cucito costumi di Carnevale?

S: Eccome! I vestiti di carnevale sono anche più difficili da realizzare rispetto agli altri vestiti. In più richiedono tanto tempo. Però poi che soddisfazione quando sono finiti! Si guadagnava anche bene se si avevano tanti clienti. L’ago è piccolo ma rende tanto anche se bisogna lavorare sodo.

M: I vestiti di prima, quelli realizzati a mano, duravano di più?

S: “Quande spinne tande appinne!” (“Quello che paghi ottieni!”) Anche prima c’erano abiti di scarsa qualità, tutto dipendeva da quanto la gente era disposta a pagare. Chi aveva i soldi comprava al negozio, anche se di negozi ce n’erano pochi.

M: Siete contente del lavoro che avete fatto?

S: Si, ovviamente, anche se si prendevano anche tanti “buchi in testa”. Quando nostro padre -lo chiamavano sumà, ovvero ‘’maestro’’ – faceva i vestiti (li metteva tutti appesi su una Zöche ovvero su una corda che andava da un estremo di un mobile all’altro), le persone cercavano sempre di non pagarli, ma nostra madre si imponeva sui clienti e riusciva ad avere la meglio comunque. Fare la sarta è bello perché quando impari a fare i vestiti niente è più difficile!

M: Come mai hai deciso di intraprendere questo percorso?

C: Ho sempre avuto la passione per il mondo della moda! Mi sono iscritta in Accademia per coltivare questa passione e anche per mettermi alla prova!

M: Hai già realizzato qualcosa di tuo?

C: Ho già avuto modo di realizzare, come un’armatura macramè, un tessuto per una maglia, e una borsa utilizzando l’upcygling, ossia il riciclo creativo degli abiti, che permette di dare una nuova forma a un indumento, mettendoci anche qualcosa di personale al fine di renderlo unico!

M: Cosa ti piacerebbe fare nel futuro?

C: Al momento non so ancora qual è il mio obiettivo ultimo a livello personale, ma sicuramente vorrei realizzare qualcosa di mio, come un brand, oppure lavorare per un grande marchio dove posso ricoprire un ruolo tecnico ma anche creativo, per dare la mia impronta di stile!

di ManfreChef

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Manfrechef

Siamo Lucia e Raffaella, abbiamo 22 anni, siamo di Manfredonia e siamo laureate rispettivamente in Lettere e Scienze Politiche. Stiamo proseguendo i nostri studi presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna e la Ca’ Foscari di Venezia. Viviamo da fuori sede e creiamo piatti senza pretese, per non morire di fame. Nel libero studiamo.

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