Politica Italia

Il Pd ha già archiviato Letta. Bonaccini scalda i motori. La base chiede novità: Elly Schlein? 

La sconfitta, per il PD, è di quelle che non si dimenticano. Risultato atteso e scontato, ma il Pd è riuscito a fare peggio: ovvero non ha confermato i risultati dei sondaggi. Si è fermato al suo 19.0%, un punto sotto la soglia psicologica del 20% e molto distante dalla prima posizione: il 26% di Giorgia Meloni. Il sogno di Letta, segretario dem, non era certo questo: nell’aria c’era si respirava sconfitta, ma non in queste proporzioni. Il Pd, secondo il suo disegno, doveva andare oltre quel tragico 18% renziano delle politiche del 2018 ed essere il primo partito del Paese. 

Non è successo nulla di tutto ciò. Il partito, affaticato in questi giorni di campagna elettorale, ha avuto un fuoco su di sé: dalla destra, ovviamente, ma anche dal MoVimento 5 Stelle di Giuseppe Conte – in netto contrasto con la segreteria di Letta – e dal terzo polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda. 

Il segretario già ieri ha annunciato che al Pd serve un cambio rivoluzionario, una nuova formula per tornare ad intercettare le esigenze (e i voti) del Paese. Ci sarà, dunque, un congresso. Quasi certamente a gennaio. Da ieri, o da molto prima, stanno scaldando i motori molti amministratori locali del Pd. Il primo in corsa dovrebbe essere Stefano Bonaccini, attuale presidente dell’Emilia-Romagna, che già in campagna elettorale aveva fatto notare tutte le preoccupazioni e le debolezze del Pd. Bonaccini, molto vicino a Guerini, non si vorrebbe candidare come un capo-corrente, ma come un nuovo segretario in grado di allargare e coinvolgere più anime. 

L’altro nome, più a sinistra, potrebbe essere Peppe Provenzano, attuale vice-segretario; ma in questo caso potrebbe scendere anche Andrea Orlando, che ha già provato la scalata della segreteria nel 2017 contro Renzi. Un altro nome potrebbe essere il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci. Altri sindaci vorrebbero tentare la scalata. Il primo è Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci. Ieri, in un suo post, ha scritto che il Pd non vince le elezioni da un decennio e deve ristrutturarsi, cominciando dall’eliminazione delle correnti e della logica della politica intesa come potere per il potere. Vorrebbero provarci anche Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e Dario Nardella, sindaco di Firenze.

Questi nomi, però, sono sempre interni, dunque – per molti – poco attrattivi per una rinascita effettiva. Per cambiare tutto, secondo molti iscritti della base, servirebbe un nome nuovo. Per molti quel nome è Elly Schlein, vice-presidente dell’Emilia-Romagna, eletta nelle liste del Pd, voce critica (da sempre) nei confronti del Pd. Per molti sarebbe perfetta per essere l’anti-Meloni, per raggruppare e far tornare molto elettorato di sinistra a votare il Pd. Su di lei, però, ci sono le incertezze e i dubbi dei capi corrente. Schlein, dicono, non ha nemmeno la tessera del Pd. Come ricorda Repubblica, oggi, è un problema risolvibile: una tessera la si ottiene in 5 minuti. 

Promo Manfredi Ricevimenti
Centro Commerciale Gargano
Promo UnipolSai ilSipontino.net
Gelsomino Ceramiche

Articoli correlati