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Angelo Riccardi replica all’intervista dell’avv. Miccoli sul Manfredonia Calcio

“Leggo dichiarazioni dell’avvocato Miccoli, vicepresidente e direttore generale del Manfredonia Calcio, che mi pare racconti di tutto, ma non dica niente.
Sono tifoso della squadra della mia città. Le domande che mi pongo e le riflessioni che posso produrre sono quelle che, forse, si è fatto anche qualche altro tifoso. Mi riferisco, in particolar modo, a quello che a me pare l’enigma della proprietà del Manfredonia Calcio. Di chi è il Manfredonia? Esistono atti che abbiano sancito l’acquisto del 66% delle quote della società biancoceleste, così raccontano le cronache, da parte di Miccoli e Pelusi? Chi lo sa? Chi può documentarlo? Boh.
L’avvocato Miccoli afferma di investire soldi, ma ritengo che, almeno per ora, è solo un apprezzabile proposito. La realtà dei fatti è ben diversa e, ribadisco, sarebbe necessario fare chiarezza, spiegando come è composta questa proprietà, prima di aspettarsi l’eventuale aiuto dell’imprenditoria locale e non certo quello della politica, come invece sostiene superficialmente.
“Tra me e il Foggia sarà amore eterno” e io direi: mah! Poco dopo “Sono un appassionato dei colori del Manfredonia”. Mi sa che ci sono troppi colori adesso, caro vicepresidente: rosso, nero, bianco, celeste. Cosa posso aggiungere? Mah! L’avevo già detto “mah”? Vale lo stesso. Mah.
Manfredonia, Foggia, diffidenza, conflittualità. I foggiani sono nostri cugini calcistici per la vicinanza geografica e sono i benvenuti. Ci sono foggiani e foggiani, manfredoniani e manfredoniani e così via dicendo. Affermare di essere “marchiati come foggiani” non fa onore all’intelligenza di chi lo ha detto e non rende giustizia ad una comunità, quella sipontina, che è abituata da sempre all’accoglienza. Si suol dire, non a caso, che “i manfrudien sò amant di furstir”. Nessuna preclusione e nessuna diffidenza nei confronti di chi non è sipontino. Altro che marchi.
E se parliamo di chi non è sipontino, ma lo è diventato di diritto per meriti acquisiti sul campo (di gioco), penso immediatamente a Massimiliano Vadacca. Ha mostrato la sua classe quando furoreggiava, imprendibile per gli avversari, sul rettangolo del Miramare; ora sta mostrando di essere un grande allenatore e di meritarsi la considerazione e il rispetto che già gli appartenevano quando indossava gli scarponcini da gioco. Ma, e c’è un ma, Vadacca ha bisogno di serenità intorno a lui: la serenità che gli dovrebbe arrivare, di riflesso, anche dai suoi calciatori che, invece, vivono disagi indicibili. Ed è meglio che mi fermi qui su questo argomento.
Anzi, fermo qui i miei pensieri a voce alta. Prima, però, l’ultima considerazione. L’avvocato Miccoli chiude la sua intervista con un perentorio “se dovesse proseguire questo continuo e ingiustificato scetticismo nei nostri confronti, io andrò via”. Beh, se così fosse, ce ne faremo una ragione. A quel punto mi augurerei un risveglio, dell’attaccamento ai colori biancocelesti e dell’appartenenza alla comunità sipontina, da parte dell’imprenditoria locale. Manfredonia, se volesse, sarebbe capace di rispondere positivamente. Lo abbiamo sempre fatto. Saremmo capaci, come comunità, di provarci e riuscirci ancora. Lunga vita al Manfredonia Calcio.”

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Redazione

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