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Lettere Meridiane: il modello Briatore si addice al Gargano

Rosa Totaro è un architetto. Manfredoniana (“ed orgogliosissima di esserlo”, precisa), vive e lavora in Toscana, occupandosi di progettazione ed allestimento degli interni dei mega yacht. È un’esperta del settore del lusso che vive professionalmente, e da più di dieci anni. In un certo senso, il suo lavoro consiste nel “tradurre” e dar concretezza ai sogni dei ricchi.
Uno yacht è quanto di più superfluo ci possa essere: è un sogno, una sfida, a volte una sorta di competizione.
Si può essere più o meno critici nei confronti di questo mondo ma c’è una verità inconfutabile: il settore del lusso, dei mega yacht fa lavorare tanta gente, tanti italiani.
Leggendo tanti commenti negativi sulle affermazioni di Briatore nei confronti della Puglia a proposito dell’approccio dei pugliesi al turismo milionario, Rosa ha scritto riflessioni particolarmente interessanti: un po’ perché consentono di capire meglio il punto di vista di Briatore, un po’ perché quello del lusso è un capitolo che fino ad oggi manca nel turismo garganico. Ringrazio l’arch. Totaro per averle voluto condividere con i lettori e gli amici di Lettere Meridiane.

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In questi giorni si leggono diversi articoli sulle critiche mosse da Flavio Briatore alla Puglia. Briatore può risultare simpatico o meno ma non ha detto cose del tutto sbagliate.
Premesso che io sono un architetto pugliese, manfredoniana per l’esattezza, che vive in Toscana e dedita da più di dieci anni all’arredamento di mega yacht. Vivo il mercato del lusso da tecnico, dall’interno. Ho lavorato per anni all’interno degli uffici tecnici dei cantieri navali, ora esercito la libera professione e seguo direttamente i progetti per i clienti.

Altra premessa: l’Italia è un paese meraviglioso, la Puglia una delle sue regioni più belle, con una costa e delle città meravigliose, dove l’arte si fonde alla storia, alla cultura, alle tradizioni gastronomiche e popolari.  Questo è un punto indiscutibile. In generale, pugliesi ed italiani, stiamo tutti sottovalutando e non favorendo tutta l’industria dello yachting  e del lusso da qualsiasi punto di vista: burocrazia troppo articolata per gli yacht che arrivano nei nostri porti, tasse ben più elevate di altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ecc…
Siamo uno dei paesi con il più alto numero di cantieri navali che danno tantissimo lavoro alle maestranze d’eccellenza italiane. E sottolineo italiane: carpentieri, artigiani di ogni genere, costruttori di mobili, montatori, marmisti, vetrai, aziende illuminotecniche, acciaisti, aziende tessili, impiantisti, tecnici vari, progettisti, ecc… E’ incredibile l’indotto attorno ai cantieri navali. Molte volte la politica non favorisce e non agevola queste aziende  che continuano a lavorare in Italia con gente italiana: i mobili si costruiscono ancora qui, i marmi si lavorano ancora qui, la tappezzeria viene fatta ancora in Italia e così discorrendo. Perché solo l’occhio attento, il gusto,la manodopera,  la tradizione italiana possono produrre articoli e finiture di lusso unici ed inimitabili. L’italian touch detta ancora legge.
Ed ancora: basterebbe poco per fare in modo che, durante l’estate, gli yacht costruiti in Italia e non solo (visto che l’Italia è al centro del Mediterraneo) affollino tutti i nostri porti turistici. Ma la maggior parte delle volte questi ultimi sono costruiti pensando solo al diportista locale o, peggio ancora, per speculare sui vari finanziamenti.

Si è vero: i ricchi molte volte non sono interessati all’arte, alla cultura, all’architettura. Sono interessati a stare nei posti lussuosi dove possono ostentare la loro ricchezza, dove possono competere tra di loro. Briatore ha detto semplicemente un dato di fatto. Non credo che queste parole sottraggano qualcosa alla bellezza della Puglia o dell’Italia. Dice solo la verità sull’argomento “milionari”.  Ma dice, soprattutto, un’altra verità: i ricchi, gli yacht portano soldi. Afferma che uno yacht di 70 metri può spendere al giorno fino a 25.000 euro. E vi garantisco che quelli più piccoli non sono da meno. E li spendono lì dove arrivano, nel porto dove ormeggiano. E quei soldi vanno agli operatori del posto: fioristi, distributori di cibo, di bibite, di vini, lavanderie, tassisti, lavoratori giornalieri, agenzie, distributori di carburante, tecnici per le riparazioni di ogni tipo, ecc.. Per non parlare degli aeroporti vicini, degli hotel vicini dove arrivano gli ospiti prima di imbarcarsi o dopo che sbarcano. Gli ospiti degli yacht nei porti scendono e vanno a fare shopping, vanno nei centri estetici, cenano nei migliori ristoranti per provare le prelibatezze del luogo. E perché no, vanno a visitare le attrattive del posto se qualcuno sapesse organizzare dei mini tour con mini van adeguati e guide turistiche che parlino un inglese decente.  I servizi devono essere offerti dalla gente del posto.  Questa non è gente che si documenta, è gente che va documentata.
Se attrezzassimo i nostri porti, le nostre città portuali, i nostri aeroporti (e penso al Gino Lisa di Foggia), i nostri alberghi ad accogliere questo tipo di clientela tutti ne usufruirebbero.
Sì, è vero, cercano le strutture di lusso, gli hotel, i negozi, i ristoranti. Cercano i servizi di lusso: i taxi, le macchine, i mini bus, gli elicotteri, la pista per fare atterrare i loro jet privati. E i pugliesi, gli italiani in generale, saprebbero progettare e realizzare queste strutture al meglio. Saprebbero offrire il lusso che parla italiano. In ogni area si potrebbe pensare a strutture lussuose con le caratteristiche del luogo, integrate nel territorio. Non è necessario riprodurre Montecarlo o Porto Cervo. Si può fare il tutto mantenendo la propria identità, esaltando i propri caratteri.
Esaminiamo Portofino: un villaggio che ha mantenuto il suo aspetto, le sue caratteristiche estetiche, le sue dimensioni. Ci ormeggiano al massimo 5/6 yacht per volta. Tutto sommato ci sono pochi negozi, alcuni di lusso, tanti “normali”.  Ci sono piccoli bar e ristoranti. Piccoli hotel (vi assicuro non speciali) ed una grande struttura alberghiera di extra lusso in cima alla montagna raggiungibile con una navetta, messa a disposizione dallo stesso hotel, ogni 15 minuti. E’ raggiungibile volando sull’aeroporto di Genova. Conclusione: Portofino è sempre piena, sempre, di qualsiasi tipo di turismo.
E allora penso alla nostra Pugnochiuso, a Baia delle Zagare, a Vieste, a Peschici, a Rodi Garganico, alla mia Manfredonia.
Tutto quello che, secondo me, Briatore vorrebbe dire in fondo è: “ ma vi farebbe proprio schifo riuscire a creare altri posti di lavoro, non solo legati al turismo culturale ma legati anche al mondo del super lusso visto che l’Italia, e la Puglia in particolare, ne hanno tutte le potenzialità?”.
A me impressiona più veder realizzare tante strutture mediocri che non riescono a decollare e che restano delle cattedrali nel deserto, piuttosto che le idee e le parole di Briatore.
Arch. Rosa Totaro
Yacht designer

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Redazione

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