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La Stampa: “Monte Sant’Angelo: sapori e leggende del Gargano”

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 Affacciato sulle limpide acque del Mar Adriatico che lambisce il promontorio delGargano, Monte Sant’Angelo è una località ricca di fascino che garantisce splendidi soggiorni all’insegna del mare, della cultura, della preghiera e della storia ma anche degli ottimi sapori della cucina pugliese.
IL TERRITORIO Conosciuta in tutto il mondo per il magnifico Santuario di San Michele Arcangelo, dichiarato Patrimonio UNESCO e sentita meta dipellegrinaggi micaelici e non solo, Monte Sant’Angelo è anche il centro abitato più elevato del Gargano. La sua posizione arroccata a più di 800 metri di altitudine su uno sperone meridionale del promontorio, dona una splendida visione panoramica del Tavoliere da una parte e dell’incantevole Golfo di Manfredonia dall’altra. Sede del Parco Nazionale del Gargano, il paese non è soltanto una meta particolarmente apprezzata del turismo religioso ma si rivela una scelta perfetta anche per chi non vuole rinunciare ad una vacanza al mare senza rimanere intrappolati dalla folla che si concentra nelle località balneari. Il tutto potendo godere di splendidi panorami e di preziose testimonianze di differenti epoche che garantiscono piacevoli giornate alla scoperta della storia e dalla bellezza del nostro Paese. Da non perdere una visita al santuario, risalente al V-VI secolo, epoca a cui risalgono le prime apparizioni dell’Arcangelo Michele in una grotta, il maestoso castello normanno-svevo con le sue imponenti cortine e i torrioni cilindrici, la Tomba di Rotari, risalente al XII secolo che, però, difficilmente custodisce le spoglie del re longobardo di cui porta il nome, oltre alla bellissima Abbazia di Pulsano, alla chiesa di Santa Maria Maggiore, alTempio di Sant’Apollinare e ai rioni Junno e Grotte.

L’INGREDIENTE Il profondo legame di Monte Sant’Angelo con la storia religiosa del nostro Paese non è testimoniato soltanto dallo splendido santuario ma anche da uno dei prodotti tipici più particolari e rappresentativi della tradizione gastronomica locale. Si tratta delle Ostie Ripiene, le cui origini si perdono nei secoli, fino probabilmente al XVII, quando si narra che videro la luce per la prima volta, non a caso, in un convento di Clarisse. Intente a preparare le ostie per la Comunione nelle cucine del convento, alle monache caddero delle mandorle in un poco di miele. Per raccoglierle utilizzarono proprio due pezzetti di ostia dai quali risultò impossibile staccare, poi, le mandorle. Che si tratti della vera storia del dolce più tipico di Monte Sant’Angelo, oppure di una semplice leggenda, la presenza nella ricetta delle ostie, la loro modalità di cottura, la stessa di quelle preparate per la Comunione e le immagini sacre usate come decorazione, testimonierebbero, comunque, le origini monastiche dell’antica specialità pugliese.

LA RICETTA Le Ostie Ripiene si ricavano, dunque, caramellando le mandorle in zucchero e miele, insaporendo con un piacevole tocco di cannella, pressandole a due a due con tavolette di marmo o legno, e racchiudendole tra due cialde di ostia chiarissime e di forma ovale, lunghe circa 16-18 centimetri, e larghe 7-8 centimetri.

IL SEGRETO Le Ostie Ripiene vengono localmente chiamate con il nome dialettale di Ostie Chjène.

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Redazione

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