Economia

La misurazione conta: la povertà assoluta nella città

Viviamo in un mondo di metriche, nel quale quantifichiamo costantemente i nostri progressi, il nostro successo e i nostri fallimenti. E ciò che misuriamo influisce su ciò che facciamo. Se oggi misuriamo la cosa sbagliata, domani faremo la cosa sbagliata. Se non misuriamo qualcosa, questo qualcosa viene ignorato, come se il problema non esistesse. Se non misuriamo la disuguaglianza, il livello occupazionale, il degrado ambientale, la distribuzione della ricchezza, la povertà assoluta, è probabile che non ce ne occuperemo. Non è immaginabile condurre un areo senza un cruscotto di strumentazione e allo stesso modo è inimmaginabile guidare una città senza le giuste informazioni. Ed è per questo che come tecnocrate sono impegnato a cercare di aiutare i policy marker a governare in maniera più efficace dando le metriche economiche e sociali che riguardano la città. In questo articolo affronto il tema dei temi: la dimensione della povertà assoluta nella nostra città.

Negli ultimi anni in Italia è aumenta in maniera significativa la povertà, su un totale di famiglie di oltre 16 milioni, vivono al di sotto della soglia di povertà circa 2 milioni di famiglie pari al 12% del totale. Il numero di individui è di oltre 5,6 milioni, pari al 9,3% della popolazione complessiva. Le crisi economica del 2008 e quella del debito sovrano del 2011 sono state le cause dell’incremento del livello di povertà nel nostro Paese.

Manfredonia nella classifica ISTAT risulta essere tra le città più povere d’Italia, le famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà (reddito mensile al di sotto di Euro 1.038) sono pari a 4.713 su un totale di 20.162, per un numero complessivo di individui di 13.317, pari al 23% della popolazione totale (anno 2020).

Un numero enorme di persone, soprattutto giovani e donne sole. Un esercito di persone disperate ed emarginate, molte delle quali hanno trovato sollievo momentaneo con il reddito di cittadinanza e quello di dignità.

Sono numeri pari al doppio della media nazionale le cui conseguenze si riflettono sulla solidità familiare, sulla violenza domestica, sulla salute e sulla possibilità di istruirsi.

L’impoverimento di così tante famiglie è riconducibile all’indebolimento ulteriore e progressivo negli ultimi anni di tutti e tre i pilastri che reggono il buon funzionamento di una società: la Governance Pubblica, l’Economia e la Comunità. Ciò ha determinando livelli di povertà assoluta insostenibili. 

Il dato più sconcertante è che nel “perimetro” della soglia di povertà ci sono finiti anche tantissimi lavoratori autonomi, professionisti e piccoli imprenditori, quelli che alcuni anni fa venivano classificati come “classe media” e che hanno contribuito a far crescere la città negli anni passati. Dalla povertà si sono salvati i possessori di rendita dinastica e improduttiva, i lavoratori del pubblico impiego e le imprese monopolistiche favorite dalla politica corrotta e amorale, che non hanno avvertito le disfunzionalità del sistema e le due crisi secolari che hanno colpito il nostro Paese.

La mancanza del senso di Comunità ha reso la povertà un’umiliazione da nascondere invece di essere semplicemente un momento di difficoltà creato dalla “distruzione creatrice” di un sistema che si rigenera continuamente e che si auto- regola. Sono mancate nella città tutte quelle politiche pubbliche finalizzate a ricostruire il capitale sociale necessario allo sviluppo e alla crescita e, a creare quei legami relazionali che alleggeriscono lo stato di difficoltà economica. La povertà economica si combatte eliminando quella educativa, ponendo nella stessa condizione di partenza sia chi proviene da famiglie benestanti sia chi ha avuto la “sfortuna” di nascere in contesti meno abbienti. Bisogna eliminare la più insopportabile delle disuguaglianze quella delle pari opportunità. Spetta alla Politica farlo con azioni pubbliche adeguate.  Se saremo capaci di attenuare se non eliminare la povertà educativa, miglioreremo le Istituzioni e, la criminalità e la corruzione saranno lontani ricordi, rendendo la nostra terra attraente e inclusiva.

E. Dauflo, A. Benerjier e M. Kremer, premi Nobel per l’economia 2020, premiati per i loro studi sull’importanza dei beni relazionali, hanno dimostrato con evidenze empiriche fatte in molti paesi del mondo, che l’esclusione e la povertà si combattono con le pratiche concrete fatte di piccolo passi, che la povertà non è sola una questione di redditi e di ricchezze materiali disponibili quanto di capitali immateriali in capo alle persone (educazione, istruzione, formazione e relazioni) e di comunità e istituzioni che si fanno partecipi a renderli disponibili alla maggior parte delle persone. Più che di navigator c’è bisogno di operatori di Comunità quali centri di ascolto, fondazioni e cooperative di comunità, istituzioni di microcredito, passando per la scuola e i centri di formazione che rappresentano tutti insieme un asset fondamentale da connettere con la comunità operosa dell’impresa e del lavoro esistenti sul territorio.

Bisogna creare una grande intelligenza collettiva, una conoscenza diversificata e innovativa che intercetti tutte le nuove opportunità e i bisogni del mercato globalizzato ed efficientista puntando sulle nostre risorse uniche e non riproducibili quali l’economia del mare, tutta la catena agricola e agroalimentare, la nostra storia e le nostre tradizioni e i servizi alla persona.

Sogno per il nostro territorio una grande centro di ricerca e un incubatore di innovazioni fatto di tutti i nostri giovani talenti che migliorino continuamente, con le tecnologie più avanzate, l’utilizzo sostenibile, intelligente ed inclusivo della nostra agricoltura, dell’economia del mare e dei servizi. Sogno uno sviluppo economico che arresti l’emigrazione continua di talenti verso altri territori e che svuotano le famiglie e la città della migliore gioventù, lasciando soli i genitori e povera la nostra città. Sogno strutture socio sanitarie e centri di formazione di eccellenza al servizio di tutti. Sogno un territorio e una città che per poter vivere non siano costretti ad accettare continuamente imprese che mettono a rischio la salute e la sicurezza dei cittadini, che non hanno nulla di innovativo, nessun collegamento con il territorio e la sua comunità, ignorando il cardine fondamentale che è la sua responsabilità sociale. Sogno un territorio e una città piena di imprese sostenibili, inclusive e attrattive per talenti e persone che abbiano voglia di crescere. 

Tutto questo sarà possibile se definiamo bene il nostro obiettivo e individuiamo le giuste strategie, facendolo apparire più gestibili e meno remote. Le idee si realizzano con il duro lavoro di persone capaci e serie e le risorse finanziarie adeguate, entrambe sono presenti in grandissime quantità. Affrontiamo, quindi adesso le cose che siamo tutti insieme chiamati a fare, per noi stessi, per la nostra dignità, per vivere un presente meno umiliante, per assicurare speranze ai nostri figli. Affrontiamo dunque le soluzioni possibili, una per una, e poniamoci delle scadenze per risolverli, indichiamo con quali forze e con quali mezzi pensiamo di risolverli, e cominciamo a sviluppare progetti con precise scadenze, coinvolgendo le energie migliori. Questo è l’unico metodo per risolvere i problemi di sottosviluppo della città, il PNRR è il mezzo finanziario più importante dei prossimi anni per combattere povertà economica, educativa e sociale, cominciamo a studiarlo a fondo e a progettare le cose utili e sostenibili per il nostro territorio. Ognuno faccia la sua parte pensando al bene comune, la Politica, le imprese e la Comunità. La moneta è il più grande mezzo inventato dall’uomo per favorire scambi, nascite di nuove imprese e investimenti.La creazione di moneta è teoricamente illimitata e va messa a disposizione dell’economia reale e, non essere un fine per pochi. Se tutti saremmo in grado di contaminarci con le nostre idee e progetti senza pregiudizi e altri fini né sono sicuro la nostra città e il nostro territorio nei prossimi anni potrebbero essere un cantiere aperto di opere, investimenti e nascita di nuove imprese innovative e sostenibili. Nostro Signore è stato prodigo donandoci tutto il possibile per vivere tutti con dignità. Non abbiamo nessuna delle maledizioni della storia, ci siamo lasciati semplicemente prendere dalla pigrizia, dalla rassegnazione, dall’invidia e dal rancore, dalla cattiveria, dalla mancanza di fiducia e, ancor peggio dal coraggio di affrontare un mondo sempre più complesso e competitivo.Abbiamo rinunciato ad affrontare i problemi. Come dice il nostro Vescovo Padre Franco. ci siamo seduti aspettando non si sa cosa. Abbiamo delegato ad altri il nostro futuro per decenni (soprattutto alla politica), siamo in attesa perenne di un “salvatore” che venga non si sa da dove e, non abbiamo capito che ci si salva soltanto stando insieme. Abbiamo vissuto per decenni solo di diritti e pretese mai di doveri individuali e collettivi e, siamo arrivati ai piedi del calvario e, se continueremo a vivere soli di diritti moriremo di diritti.

Il 7 novembre siamo chiamati tutti al voto per la nuova Governance Pubblica, cominciamo dal dovere di andare a votare e scegliamo i migliori, quelli che ci danno più fiducia e speranza, potrebbe essere la nuova primavera della città. Il Valore del voto è pieno di sacrifici, lotte, guerre, sangue versato, rinunce, non esercitarlo è offesa e disprezzo alla Storia.

Nicola di Bari

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Comunicato Stampa

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