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Lo Strega ad Ada d’Adamo, la scrittrice morta l’1 aprile scorso

L’edizione 2023 del Premio Strega, il più abito riconoscimento letterario, è stata vinta da Ada d’Adamo e dal suo esordio, “Come D’Aria”, edito da Elliot. Il libro ha vinto con 185 voti staccando di poco Rosella Postorino con il libro “Mi limitavo ad amare te” (Feltrinelli) che si è fermato a 170 voti. Al terzo posto Andrea Canobbio con “La traversata notturna” (La Nave di Teseo) e 75 voti; poi Maria Grazia Calandrone con “Dove non mi hai portata” (Einaudi) e 72 voti e Romana Petri con “Rubare la notte” (Mondadori) e 59 voti. La premiazione, guidata dall’ex vincitore dello Strega Mario Desiati, ha visto 561 votanti nel Ninfeo di Villa Giulia, pari a circa l’85% degli aventi diritto. 

Il libro vincitore in questi mesi ha colpito ed emozionato tutti. La scrittrice, Ada d’Adamo, è morta il primo aprile 2023, due giorni dopo aver scoperto di essere entrata nella dozzina dei libri del premio Strega. A ritirare ieri il premio per lei c’era suo marito, Alfredo Favi che, nella commozione generale della serata, ha semplicemente detto: “Un premio inaspettato e meritato”. Con lui, accompagnato anche dalla scrittrice Elena Stancanelli che sta portando in giro questo libro, anche Loretta Santini (editrice di Elliot) che ha creduto in questo libro che molti avevano rifiutato. “Ringrazio tutti quelli che hanno creduto in questo libro”. 

Il “Come d’aria” la scrittrice racconta la nascita e i primi anni della figlia Daria, affetta da una grave malattia congenita. La scoperta della malattia di Ada, invece, fa nascere nella mente della mamma una paura terribile: quella di perdere il contatto fisico con sua figlia. In un memoir denso ed emozionante, Ada d’Adamo ha saputo emozionare tutti scrivendo pagine sulle paure, le stanchezze e il dolore. 

“Avere un figlio invalido significa essere soli. Irrimediabilmente, definitivamente soli. Indietro non si torna. Uguale a prima non si sarà più. È come se dentro di te si fosse accomodato il punteruolo delle palme che rosicchia la pianta dall’interno piano piano, la trasforma in un involucro pieno di segatura. La superficie resta uguale, ma sotto i bordi, sotto la pelle, non resta più niente. La solitudine è fatta di puntini piccoli, uno vicino all’altro. Non te ne accorgi”. 

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