La città sommersa nel golfo di Manfredonia

Sul fondale del golfo di Manfredonia, fra Zapponeta e Torre Rivoli, sarebbe sprofondata un’antica città che risalirebbe al IV secolo d.C. chiamata Santa Pelagia.
Quella che sembra essere una leggenda, in realtà è una storia ben nota ai pescatori più anziani di questa zona, che conoscono da sempre l’ubicazione dell’antico borgo sommerso, da loro chiamato “Aspro di Santa Palacena”.Spesso, gettando le proprie reti in mare, le stesse si sarebbero trovate imbrigliate, per poi tornare in superficie con anfore e monete, ma anche tegole e porzioni di basolato (una tipologia di pavimentazione stradale antica).Secondo quanto riferito dallo studioso e scrittore sipontino Antonio Universi nel suo libro “Manfredonia, storie e personaggi”, il villaggio si troverebbe a circa 600 metri dalla riva e a 7 metri di profondità.

Ma come mai un villaggio in questa zona e chi lo costruì?
Nel IV secolo d.C. prese i voti in uno dei due conventi di Siponto la matrona di nobili origini Pelagia che ne diventò la superiora rimanendo qui per ben 52 anni.
Morì alla veneranda età di 84 anni, in odore di santità, come racconta Universi, e pare avesse anche il dono della profezia.E fu proprio alla sua morte, nel 378 d.C., che apparve in sogno al vescovo di Siponto, Simplicio, chiedendogli di edificare una chiesa in riva al mare, tra la Terra di Rivoli e la Terra di Pietra (oggi Torre Pietra per via della torre d’avvistamento che vi fu costruita), nei pressi di Zapponeta.La chiesa venne costruita ed intorno nacquero man mano anche altri edifici dove trovavano ospitalità i pellegrini.
Questa borgata di Siponto fiorì per quasi 700 anni. Poi, poco dopo l’inizio dell’anno Mille, sprofondò, molto probabilmente travolta da uno tsunami, come diremmo oggi, a seguito di un forte terremoto.
Pare che ancora tra gli anni ’60 e ‘70 i pescatori in questa zona riuscissero a distinguere chiaramente sul fondale, nelle giornate limpide e col mare calmo, i resti del villaggio, con le sue strade, i tetti di alcune case e addirittura la cima di un campanile.

Col tempo, però, i ritrovamenti di tegole ed anfore sono diventati sempre più rari, fin quasi a scomparire.
Nonostante l’interessamento negli anni scorsi persino di studiosi inglesi e tedeschi, nonché di incontri ad hoc organizzati da cultori del mare, come il professor Giovanni Simone (al cui nome è legato il delfino Filippo), purtroppo nessuno mai ha voluto investire tempo e risorse in ricerche subacquee. Peccato.
Pare dunque che nel golfo di Manfredonia via sia una piccola Atlantide, ma a noi restano solo i racconti dei pescatori e quello strano suono di campane che da secoli, col mare calmo e l’aria ferma, navigando in questa zona è possibile udire…
Maria Teresa Valente