Storia

Una mamma non si arrende mai

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Siamo in Toscana, nel cimitero delle Porte Sante, sulla collina di San Miniato.

È qui che Raffaele Mazzone ha accompagnato ogni giorno per anni sua moglie Emma Spulcioni. Ed è qui che in mezzo agli olivi, a grandezza naturale, spiccano due statue candide e meravigliose: due giovani, uno di fronte all’altra, mano nella mano. Uno è vestito da aviatore, l’altra sembra un’affascinante diva hollywoodiana.

I due ragazzi, dalla bellezza dirompente, si guardano con immenso amore, ma non sono marito e moglie e nemmeno fidanzati. Figli di un manfredoniano doc emigrato a Firenze nei primi del Novecento, Mario e Maria Grazia Mazzone sono fratello e sorella. Per loro, la mamma Emma, nota e rinomata stilista dell’epoca, sognava un futuro roseo e luminoso.

Poi arrivò la seconda guerra mondiale. Mario, aviere, ha soltanto 23 anni quando viene arruolato nella Repubblica sociale, ma si rifiuta di raggiungere le milizie di Salò. Viene catturato e deportato come prigioniero in Germania.

Maria Grazia ha appena vent’anni ed è fidanzata con Francesco Colella, aviatore anche lui, che sceglie di partire spontaneamente per la Repubblica sociale. Subito prima, però, nel marzo del 1944, Maria Grazia e Francesca si sposano.

Dopo il matrimonio, quando Francesco parte, Maria Grazia si rifugia tra le braccia della mamma, sperando di poter rivedere presto il suo amato. Emma ha il cuore pieno di battiti per quei figli che vorrebbe felici, ma che la guerra sta mettendo a dura prova. Prega, prega ogni giorno, di poter riabbracciare presto Mario e di poter rivedere Francesco accanto all’adorata figlia Maria Grazia.

Un giorno alle due donne giunge la terribile notizia che Mario è morto ammazzato dallo scoppio di una bomba mentre era al lavoro insieme agli altri prigionieri. Il cuore di Emma ha un sussulto, ma non può cedere. Una mamma non si arrende mai, deve andare avanti per sua figlia. Deve sorreggerla mentre attende il ritorno del suo sposo. Ma quel giorno, ahimè, non arriverà mai. Appena un anno dopo, Maria Grazia si spegne, consumata dall’amore e dalla tubercolosi. In un battito d’ali Emma ha perso entrambi i suoi figli. Il dolore è straziante, ma una mamma non si arrende mai.

Parte per la Germania e recupera i resti di Mario, poi sceglie un luogo dove poter far riposare gli amati figlioli. Li porta a San Miniato, in provincia di Pisa, in un cimitero in cima alla collina, un luogo pieno di luce e di pace, quella pace che Mario e Maria Grazia in vita hanno sognato e mai raggiunto. Ed è qui che fa erigere questa bellissima statua.

Eccoli, i suoi adorati figli, per sempre mano nella mano, come quando erano bambini e timidamente si affacciavano alla vita. Eccoli, Mario e Maria Grazia, giovani, dai volti luminosi e bellissimi per l’eternità. Ma Emma non si arrende, perché una mamma non si arrende mai. Ed ogni giorno, per il resto della sua vita, viaggiando da Firenze, va a trovare i suoi figli, per far sentire loro tutto il suo amore, attraverso i colori ed il profumo dei fiori freschissimi che raccoglie per loro.

Oggi Emma e suo marito Raffaele non ci sono più, ma Mario e Maria Grazia dopo quasi 80 anni dalla loro scomparsa hanno ancora fiori freschi e profumati. Chi li porta? Non si sa, ma chissà… tutto è possibile. Perché l’amore per i figli è per sempre. Una mamma non si arrende mai.

Maria Teresa Valente

NB: ringrazio il sito QuiAntella dove ho trovato le foto e lo spunto di questa storia, che ha per protagonisti i figli di un migrante manfredoniano

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