“Quando c’era la scultura della barca di pietra con ancora”

LA mattina quando non andavo al mare, preferivo sedermi sulla scultura della barca di pietra. Alle mie spalle ,c’era il tronco maestoso dell’imbarcazione scultorea e un’ancora – che superava ; addirittura il tronco della barca stessa .
Accanto c’erano dei silos incustoditi chiusi da un cancello ; i bambini tiravano sassi, presi giù dalla spiaggetta , a rimbalzo dei sassi contro i silos – emettevano un forte rumore, di una eco di tin secco .
Quella forma di barca, era lavorata da mattoni di pietra grezza un po’ ruvida.Lì in quella zona c’era sempre ombra. Alla sinistra della foto che mi ritrae, nel in fine estate, in fondo coperto dall’ancora, esisteva una pineta in uno stato decente, senza panchine ma solo 5 mattonelle grandi e grigie con bordi di marmo lavorato.
La barca faceva parte di un’altra opera scomparsa per mano ,di chi ha dato vita alle nuove, cosiddette “ingegnose e moderne”. Tutto era più semplice, ma più vero, modello di vita più adeguato alle nostre abitudini.
Quanta gente ricordo sedeva a quelle panchine, per via di un’aria di verde pino profumato di mare, quel bel vento marino regalava, il famoso frescolino.


A Manfredonia esisteva ancora il lavoro – e si partecipava ai concorsi Pubblici Statali, era il tempo della calma e della riflessione, dell’educazione. Costante l’invito a partecipare alla discussione, spesso si veniva coinvolti, l’ideologia del partito era più di sana franchezza … verso argomenti attuali che si discutevano, di qualunque idea fosse un cittadino iscritto e non.
Ricordo le serate si stava insieme, specialmente tra giovani impegnati culturalmente e politicamente, ci si divertiva anche tanto, con la musica e le chitarre proprio a cantare sugli scogli, duettando con l’amico chitarrista Gino, come tutti i ragazzi dell’epoca, tranne quelli meno impegnati di noi.
Tornando alla barca di mattoni di pietra grezza , ne conservo ancora gelosamente questo ricordo … che non è un fatto di nostalgia ; ma di fulcro sostenitore di passaggio, come messaggio alla nuova generazione – dei giovanissimi ,come lo ero io allora in quella foto ancora moderna.
Di Claudio Castriotta