CuriositàStoria

Primo Maggio: l’eco di una battaglia che vive nei suoi simboli

[esi adrotate group="1" cache="public" ttl="0"]

Il Primo Maggio non è solo una festa, ma l’eco di anni di lotta per i diritti dei lavoratori; un’eco che risuona nelle piazze, rinnovandone di anno in anno il suo significato.

ll Primo Maggio è celebrato in numerosi Paesi del mondo, dall’Europa all’America Latina, come giornata dedicata ai diritti dei lavoratori. Le sue origini affondano in un episodio drammatico accaduto nel 1886 a Chicago, dove migliaia di operai statunitensi scesero in sciopero per rivendicare l’introduzione della giornata lavorativa di otto ore, in un’epoca in cui turni di 10-12 ore erano la norma. Le proteste, diffuse in tutto il Paese, culminarono il 4 maggio nella tristemente celebre rivolta di Haymarket: una manifestazione in piazza fu interrotta da un’esplosione e da violenti scontri tra lavoratori e forze dell’ordine. L’attacco provocò la morte di alcuni agenti e civili, e portò a una dura repressione: furono arrestati e poi giustiziati alcuni attivisti anarchici, diventati simboli del movimento operaio internazionale. In memoria di questi eventi, durante il Congresso della Seconda Internazionale socialista riunitosi a Parigi nel 1889, si decise di istituire ufficialmente il Primo Maggio come Giornata Internazionale dei Lavoratori, per commemorare le lotte operaie e le conquiste sociali. In Italia, la ricorrenza fu accolta con entusiasmo dal movimento socialista e sindacale, e le prime celebrazioni risalgono al 1891. Tuttavia, con l’avvento del regime fascista, il Primo Maggio venne soppresso ufficialmente da un decreto del 1923, che lo sostituì con il 21 aprile, il cosiddetto “Natale di Roma”, data cara all’ideologia fascista in quanto evocava le origini mitiche della civiltà romana. Attraverso questa sostituzione simbolica, il regime mirava a cancellare l’autonomia del movimento operaio, inglobando le organizzazioni sindacali in strutture corporative controllate dallo Stato e reprimendo ogni forma di dissenso. Solo dopo la caduta della dittatura e con la nascita della Repubblica, il Primo Maggio tornò ad essere riconosciuto come giorno festivo grazie a un decreto del governo nel 1946, restituendo dignità a una giornata profondamente radicata nella storia sociale del nostro Paese. La prima celebrazione del dopoguerra fu funestata da una tragedia: il primo maggio 1947, a Portella della Ginestra, in Sicilia, una grande manifestazione contadina fu brutalmente attaccata. La strage, attribuita alla banda armata del noto bandito Salvatore Giuliano, con complicità e coperture da parte di ambienti mafiosi e latifondisti ostili alle riforme agrarie, si concluse con l’uccisione di 11 persone e il ferimento di decine di altre.

I simboli del Primo Maggio

Oltre al suo profondo significato storico e politico, la Festa del Lavoro è anche arricchita da una serie di curiosità e tradizioni. Due simboli si intrecciano in un racconto di lotta e resistenza che affonda le sue origini nelle radici più profonde del movimento operaio: il garofano rosso e il Concertone di Roma. Il garofano rosso è il fiore della resistenza, della speranza e della rivendicazione. Indossato dai socialisti durante le manifestazioni, rappresenta un legame tra il passato delle grandi battaglie per i diritti dei lavoratori e il presente, dove ogni conquista va difesa. Dall’altra parte, in un angolo pulsante della capitale, il Concertone di Piazza San Giovanni, rappresenta l’apoteosi della festa popolare: un palcoscenico in cui la musica diventa strumento di impegno e protesta.

[esi adrotate group="1" cache="public" ttl="0"]