Spettacolo Italia

Ore 14 Sera, il sistema Pavia scuote la cronaca italiana

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La puntata di Ore 14 Sera andata in onda il 16 ottobre 2025 su Rai 2 ha avuto il sapore delle grandi inchieste televisive. Milo Infante, fedele al suo stile asciutto ma tagliente, ha condotto una serata densa di rivelazioni, documenti e testimonianze che hanno rimesso al centro del dibattito il cosiddetto “Sistema Pavia”, con riferimento alle presunte interferenze giudiziarie legate al delitto di Garlasco. In apertura, il giornalista ha tracciato i contorni di un quadro complesso: la fitta rete di relazioni che avrebbe condizionato in parte le indagini e le carriere di alcuni protagonisti della magistratura locale. Il nodo principale resta la figura dell’ex procuratore Mario Venditti, finito sotto inchiesta per presunti episodi di corruzione e favoritismi, e la scelta dell’avvocato Massimo Lovati di abbandonare la difesa di Andrea Sempio, considerato per anni una figura-chiave mai del tutto chiarita. Accanto al tema pavese, la trasmissione ha aperto finestre su altri casi che hanno toccato corde profonde del Paese: la misteriosa morte di Pamela Genini a Milano, tra ipotesi e incongruenze ancora irrisolte, e il giallo di Cinzia Pinna, che sembra ampliare il perimetro di un’Italia piena di storie sospese, dove la verità tarda sempre ad arrivare. In chiusura, uno spazio è stato dedicato all’omicidio Paolo Taormina di Palermo, con nuove testimonianze e la voce commossa dei familiari, a ricordare quanto il dolore privato resti spesso invisibile dietro i titoli dei giornali. Quello che colpisce, in questa puntata, è stato il ritmo narrativo costruito con mestiere: non un talk urlato né un’arena di accuse, ma un racconto corale che alterna cronaca, riflessione e documentazione. Infante evita gli eccessi, lascia parlare i documenti e le persone, e restituisce al pubblico la sensazione di assistere a qualcosa di “vivo”, dove la televisione torna a fare giornalismo civile. Non mancano, certo, le difficoltà di un format che si muove sul confine sottile tra la necessità di approfondire e l’urgenza di tenere alta l’attenzione. Alcuni passaggi tecnici, specie sul Sistema Pavia, risultano forse troppo densi per chi non conosce i precedenti giudiziari, ma l’insieme regge grazie a una regia sobria e a un conduttore che sa quando è il momento di tacere.

Oltre la cronaca, un atto di responsabilità

Questa puntata di Ore 14 Sera segna un punto di maturità nel percorso di Milo Infante. È riuscito a trasformare un tema potenzialmente arido – il rapporto tra potere giudiziario e informazione – in una riflessione collettiva, senza scadere nel sensazionalismo. La televisione pubblica, in questo caso, ha ricordato a tutti la sua missione: illuminare le zone d’ombra, anche quando non conviene. C’è rigore, ma anche empatia; c’è denuncia, ma anche misura. Ed è in questo equilibrio che la puntata trova la sua forza. La scelta di chiudere con storie di dolore familiare, lontane dai riflettori del clamore mediatico, restituisce una dimensione umana che raramente si trova nei talk d’inchiesta. “Ore 14 Sera” non cerca il colpevole a ogni costo: cerca il senso del silenzio, dell’attesa, dell’errore umano. È questo a fare la differenza in un panorama televisivo dove la cronaca rischia spesso di diventare un esercizio di spettacolo. Certo, qualche passaggio avrebbe meritato più approfondimento: il caso Genini, ad esempio, è stato accennato ma non esplorato fino in fondo, e la vicenda Taormina avrebbe potuto ricevere un contesto più ampio. Tuttavia, la qualità complessiva resta alta, sostenuta da un tono civile e da una narrazione che non strumentalizza. Infante si conferma un conduttore che non teme la complessità, e la Rai fa bene a credere in un format che, pur sobrio, riesce a restare al centro dell’attenzione pubblica. Questa puntata, densa e necessaria, ci ricorda che la giustizia non è mai solo un’aula o una sentenza: è anche il modo in cui scegliamo di raccontarla.

Chiara Poggi sorridente (Fonte: Google)
Chiara Poggi sorridente (Fonte: Google)
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