Spettacolo Italia

Ore 14 Sera, 9 ottobre: bufera in arrivo nel caso di Garlasco?

Nella puntata di ieri di Ore 14 Sera, Milo Infante ha portato in studio nuovi documenti, intercettazioni e sospetti sul delitto di Garlasco.

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C’è stato qualcosa di quasi cinematografico nella puntata di Ore 14 Sera andata in onda il 9 ottobre 2025 su Rai 2. Milo Infante, con la consueta calma assertiva, ha spalancato di nuovo le porte sul delitto di Garlasco, la tragedia che nel 2007 strappò la vita a Chiara Poggi e che, diciotto anni dopo, continua a riempire le aule dei tribunali e gli schermi televisivi. Ma stavolta la narrazione ha assunto toni da svolta giudiziaria, perché l’inchiesta milanese ha toccato nomi pesanti: l’ex procuratore aggiunto Mario Venditti, ora iscritto nel registro degli indagati per presunti favori e passaggi di denaro. Il conduttore ha parlato di una “bufera imminente”, parola che ha fatto da eco a un’intera serata carica di tensione. Dalle anticipazioni al confronto tra gli ospiti, tutto è ruotato intorno a un’idea: che il caso Poggi non sia mai stato davvero chiuso, e che ci siano ancora zone grigie pronte a esplodere.

Ore 14 Sera: approfondimento sul delitto di Garlasco

Il primo servizio, dallo stile investigativo, ha ricostruito i legami tra Venditti e l’ex PM Pietro Paolo Mazza, già coinvolto nel cosiddetto “Sistema Pavia”. Documenti, intercettazioni e pizzini con cifre annotate a mano — come “20 e 30” accanto alla parola “Gip” — hanno offerto una trama che sfiora la fiction, ma che è, almeno nelle carte, fin troppo reale. A colpire è stato il modo in cui la trasmissione ha messo in parallelo le vicende giudiziarie con il filone mediatico, mostrando come il caso Garlasco sia diventato un laboratorio di percezioni pubbliche. Da lì, la discussione si è accesa. In studio, Antonio De Rensis, storico legale di Stasi, ha rivendicato la correttezza delle perizie difensive; la criminologa Roberta Bruzzone ha controbattuto che “certe omissioni investigative restano inspiegabili”; e in collegamento l’avvocato Giada Bocellari ha ricordato con fermezza che “ogni parola spesa deve avere rispetto per la vittima e per la verità giudiziaria”. Una frase che ha gelato per un istante l’atmosfera, restituendo umanità a una vicenda troppo spesso inghiottita dal tecnicismo. Il servizio successivo ha riaperto il capitolo impronta della scarpa: 27 centimetri, forse un numero 43, forse 44, e un margine d’errore che potrebbe cambiare tutto. Secondo quanto riferito in trasmissione, la Procura avrebbe chiesto nuove verifiche alla ditta marchigiana produttrice della suola incriminata, per stabilire le reali tolleranze di fabbrica. Dettagli apparentemente minimi, ma che in un processo basato su indizi tecnici possono valere una vita. Poi è arrivato il momento più teso: la questione dell’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, che dopo le sue uscite mediatiche rischia di essere sostituito. Infante, con tono grave, ha definito alcune sue frasi “una pietra tombale dal punto di vista reputazionale”. Parole pesanti, pronunciate in diretta, che hanno mostrato il coraggio — e il rischio — di una televisione che sceglie di non restare neutra. Ciò che rende Ore 14 Sera diverso dalle altre trasmissioni di cronaca è proprio questo: il ritmo da inchiesta, la tensione quasi giudiziaria, il gusto per l’inedito. Tuttavia, non si può ignorare il sottile confine tra approfondimento e spettacolarizzazione. Parlare di “nuovi indagati”, di “bufera in arrivo”, significa accendere aspettative che poi devono trovare riscontro. La televisione, per sua natura, amplifica: e se da un lato questa amplificazione è ciò che tiene viva la memoria del caso Poggi, dall’altro rischia di creare una bolla emotiva, dove ogni dettaglio diventa un verdetto anticipato. Eppure, nella serata di ieri, qualcosa è rimasto impresso. Non solo i nomi, le carte, i sospetti, ma l’atmosfera di un’Italia che continua a interrogarsi su come la giustizia racconta se stessa. Infante, al netto di qualche eccesso retorico, ha dimostrato la sua bravura di conduttore di un programma prettamente di cronaca, riportando al centro la domanda più vera: cosa significa davvero “verità” dopo quasi vent’anni di processi, revisioni, e documentari? Una puntata potente, disturbante e necessaria. Potente perché ha avuto il coraggio di non fermarsi all’apparenza. Disturbante perché ha riaperto ferite mai rimarginate. Necessaria perché, nel mare dei talk tutti uguali, Ore 14 Sera, così come la sua principale versione pomeridiana, è uno dei pochi a mantenere ancora il sapore della televisione civile. E forse, proprio per questo, ci lascia ogni volta più domande che risposte, ma domande che vale la pena continuare a farsi.

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